In questo periodo molto particolare caratterizzato da restrizioni di ogni tipo e soprattutto dal rispetto delle distanze sociali appare in un certo senso provvidenziale trattare il tema dell’accompagnamento spirituale. Per alcuni, forse, questa pratica può attualmente risultare difficoltosa. Forse ne sentiamo la mancanza o ci accontentiamo di incontri virtuali. Solo quando queste cose vengono a mancare ne scopriamo la loro preziosità.
Vita spirituale: essere in cammino
Il n.7 del cap.1 dei nostri Statuti, sulla Vita nello Spirito, dice che siamo chiamati a una vita intensa di unione con Dio. Non è certamente insignificante parlare di vita di unione con Dio, di vita spirituale. Questa vita è fatta soprattutto di esperienze di Dio che alimentano la nostra relazione con Lui, con noi stessi e con il mondo. Esperienze piuttosto che pensieri. Siamo in presenza di una realtà complessa, fatta d’intersoggettività e di dinamica di crescita.
Una realtà quindi che suscita non pochi interrogativi: come sapere, ad esempio, che una tale esperienza non sia semplicemente il frutto della mia immaginazione o del mio desiderio? È veramente Dio all’opera o è semplicemente un’elaborazione della mia psiche? Sto forse illudendomi? Sono tutte domande inevitabili che nascono nel momento in cui cominciamo a parlare non di Dio ma con Dio. È proprio in questo ambito di vita e di esperienza che abbiamo bisogno di essere accompagnati. Ma chi ha bisogno di un accompagnamento spirituale? Tutti coloro che conducono una vita spirituale e che quindi fanno esperienza di Dio. Dal più anziano, che cammina da molto tempo, all’ultimo arrivato che inizia a muovere i primi passi.
Oggetto dell’accompagnamento
Qual è l’oggetto dell’accompagnamento? La mia esperienza di Dio! Sembra evidente, ma nella pratica non lo è sempre. Non è così facile parlare delle nostre esperienze di Dio. Più o meno inconsciamente possiamo sentire delle comprensibili resistenze, poiché entriamo nella nostra intimità più profonda. Potremmo così essere tentati di evidenziare altre cose, come speranze e progetti, domande, idee e così via. Dal nostro accompagnatore ci aspettiamo un ascolto empatico, un incoraggiamento, una consolazione, soluzioni ai nostri problemi, una conferma delle nostre decisioni (o che decida al nostro posto). Ma «la roccia che cerchiamo non è un’altra persona, ma il Mistero, che noi chiamiamo Dio, e questo Mistero è accessibile a ognuno nel proprio cuore, nella propria intelligenza, nella propria anima.» (W.A. Barry et W.J. Connolly)
Spetta innanzitutto all’accompagnatore condurre il colloquio, evitando però di assumere ruoli inappropriati. Ma anche l’accompagnato ha la sua parte di responsabilità. Se riconosce di aver bisogno d’essere accompagnato nella propria vita spirituale, può prepararsi al colloquio e parteciparvi con maggiore consapevolezza.
Dire che l’oggetto dell’accompagnamento è la vita spirituale non significa limitarsi unicamente alla vita di preghiera. Lo stesso §7 dei nostri Statuti ci stimola alla preghiera continua, cioè alla ricerca di Dio in tutte le cose. La preghiera diventa continua quando l’attenzione è rivolta all’Amato non soltanto durante i tempi di orazione, ma anche nel tempo del lavoro, nelle relazioni con il prossimo, durante il tempo libero ecc. In tal modo ogni aspetto della vita quotidiana può essere menzionato in occasione di un accompagnamento spirituale. L’attenzio-ne non si concentrerà sull’aspetto in sé e nemmeno sul modo in cui l’ho vissuto e l’ho percepito, ma attraverso l’esperienza di Dio che ho potuto fare in una circostanza ben precisa. «In tal modo un’esperienza non è più per noi un avvenimento isolato ma l’espressione della relazione continua che Dio intrattiene con ogni persona.» (W.A. Barry et W.J. Connolly)
Di fatto se crediamo veramente in un Dio vivo e presente, ciò implica che questo stesso Dio è vivo e presente in tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana. L’accompagnamento spirituale si prefigge quindi di rendere esplicita e consapevole questa esperienza di Dio. In effetti soltanto un’esperienza pienamente consapevole ci consente di rispondere alla chiamata che Dio ci rivolge.
Discernere gli spiriti
Il ruolo principale dell’accompagnamento spirituale è quindi quello di aiutarci a discernere gli spiriti. Durante l’accompagnamento passiamo in rassegna le nostre esperienze di Dio per approfondirle e discernere insieme la loro natura. In seguito approfondiamo e discerniamo la risposta a questa chiamata di Dio che può nascere in noi. Poiché «dove parliamo di vita non possiamo tacere il pericolo di morte. La promessa non si realizza senza condizioni. La vita può appassire, paralizzarsi, soffocare ed infine spegnersi. In ogni caso essa non resta immobile poiché la vita non si ferma mai.» (A. Louf)
Lo scopo principale di questo cammino è di permettere a Dio di agire direttamente sulla sua creatura così da facilitarne l’incontro. Sarà poi Dio a compiere la parte essenziale del lavoro. L’accompagnatore dovrebbe essere di aiuto nel dirigerci direttamente verso Dio e a prestare attenzione a ciò che Lui ci vuole dire senza altri intermediari.
Allora perché farci accompagnare?
- Perché crediamo in un Dio veramente reale, vale a dire «presente, interessato, coinvolto, disponibile per una vera interazione, che prende l’iniziativa, in azione, in relazione, desideroso, pronto a rispondere» (R. Marsh) e perché noi vorremmo realmente vivere di questa fede.
- Perché abbiamo bisogno di un fratello o di una sorella nella fede per osare guardare più da vicino la nostra esperienza di questo Dio reale e poco alla volta fidarci della conoscenza personale che possiamo avere di Lui, giungendo a un faccia a faccia con questo Dio diventato reale per noi.
- Per non eludere mai la domanda fondamentale di ogni vita umana: chi è Dio per me e chi sono io per Lui?
La citazione
«Per poter raggiungere la nostra più piena umanità è necessario che da questo luogo in noi dove Dio abita qualcosa possa risalire fino alla coscienza e attecchire progressivamente.» André Louf
Per approfondireSoltanto per oggi
Libri
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Il “Libro di Vita” è il testo fondante della spiritualità della Comunità. Puoi scaricarlo in francese qui oppure ordinarlo da Editions des Béatitudes. Il testo in italiano sarà disponibile prossimamente.
Come prepararsi a un colloquio spirituale?
- Riprendere l’ultimo colloquio spirituale: che cosa è emerso su Dio e su me stesso nel corso dell’ultimo colloquio spirituale? C’è stato un seguito?
- Breve rilettura delle settimane trascorse dal mio ultimo colloquio spirituale: Quali avvenimenti mi hanno toccato particolarmente? In che modo mi hanno toccato? Che cosa ho percepito?
- Preghiera.
- Mi metto alla presenza di Dio e cerco di vedere come Egli sia stato presente negli avvenimenti della mia vita. Che cosa mi sembra voglia dirmi e come sembra desideri agire nella mia vita
- Faccio attenzione ai movimenti della mia anima: che cosa sento? Quali sono le mie reazioni interiori? Quali sono i miei desideri? Che cosa avrei voglia di rispondere?