Vita di Preghiera: “Orazione o adorazione?” (n°33)

In occasione di insegnamenti sulla preghiera spesso viene posta la seguente domanda: che differenza c’è fra orazione e adorazione? Sono due realtà distinte, ma che a volte possono anche coincidere. L’orazione è una realtà più ampia: secondo la famosa definizione di Teresa d’Ávila essa è uno «scambio intimo di amicizia dove ci si intrattiene frequentemente “faccia a faccia” con quel Dio di cui ci sentiamo essere amati». È una forma di preghiera personale e silenziosa nella quale si esprime e si approfondisce la relazione intima con Dio. L’orazione si può vivere in qualsiasi luogo (anche se ovviamente è favorita da ambienti che permettono silenzio e raccoglimento). Essa implica atti o atteggiamenti interiori molto diversi: un cuore che si sfoga alla presenza di Dio, che lo supplica, che gli rende grazie, che lo ascolta, che medita, che contempla e così via.

L’adorazione, invece, è una delle disposizioni umane fondamentali nella relazione con Dio, sia che si esprima nell’orazione silenziosa o in altre forme di preghiera personale o comunitaria. All’inizio si esprime con il gesto della genuflessione o della prostrazione in segno di rispetto e di sottomissione. «Venite, prostràti adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati. Egli è il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce», recita il Salmo 95.

Nel suo significato religioso l’adorazione può rivolgersi unicamente a Dio, l’Unico e il Vivente, come lo proclama con forza tutta la Scrittura: «solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai!» Guai a chi adora altri al di fuori di Dio, perché finirà per trovare la morte e la rovina. Beato invece chi sa inginocchiarsi davanti a Dio, perché sarà capace di stare in piedi davanti agli uomini e affrontare tutte le tempeste della vita.

Questo gesto di adorazione deve ovviamente esprimere un atteggiamento interiore, già presente nell’Antico Testamento, e che sarà evocato da Gesù nel dialogo con la samaritana come una grazia degli ultimi tempi offerta dallo Spirito Santo: «Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità» (Gv 4, 23-24).

L’adorazione è l’atteggiamento di chi percepisce la propria fragilità e la propria piccolezza e nel contempo l’immensità e la grandezza infinita di Dio. È un atteggiamento paradossale caratterizzato da felicità e timore. L’uomo si sente confuso e infinitamente piccolo di fronte alla maestà divina, ma nel contempo si sente del tutto felice di fronte a qualche cosa che lo supera infinitamente e la cui bellezza e maestà lo affascinano. Percepisce una gioia profonda nell’avere qualche cosa da ammirare e da amare che va ben oltre ogni possibile comprensione e supera qualsiasi bellezza: qualche cosa che riceve gratuitamente ed è ben più ampio e splendido dell’opera delle sue mani.

I gesti di adorazione

Se il gesto primordiale di adorazione è la prostrazione, vi sono tuttavia anche altri gesti per esprimerla, come la lode delle labbra che deve manifestare quella presente nel cuore. È interessante notare che per la Sacra Scrittura le «labbra pure» sono quelle che invocano e lodano il Signore, mentre sono impure quelle che si rivolgono agli idoli.

Più l’adorazione acquista profondità e più le parole si semplificano, limitandosi a un breve «Lode a Te» o «Mio Signore e mio Dio», oppure un semplice assenso: «Amen!» «In effetti, adorare significa dare il proprio consenso, permettere cioè a Dio di essere Dio» afferma padre Cantalamessa.

Un altro gesto di adorazione è il bacio che esprime la venerazione per qualche cosa o qualcuno. Vi si ritrova il significato etimologico della parola adorare in latino: ad orare, dal latino os (bocca) che significa propriamente portare alla bocca, baciare. È commovente notare quanto l’adorazione significhi stare umilmente di fronte a una maestà che ci supera infinitamente, ma a cui possiamo tuttavia avvicinarci per lasciarsi incontrare. La possiamo non soltanto venerare ma anche amare perché diventi per noi sempre di più nutrimento. Il bacio esprime il desiderio di nutrirsi dell’altro. Adorare significa nutrirsi di Dio.

Possiamo mettere la mano alla bocca per mandare un bacio, ma anche per invitare le labbra a tacere. È proprio quanto esprime Giobbe alla fine della sua esperienza: «Ecco, non conto niente: che cosa ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla bocca.» (Gb 40,4)

In fin dei conti l’atto più elevato di adorazione è il silenzio. Più ci si avvicina a Dio più le parole si fanno sporadiche, poiché ci si rende conto di quanto siano inadeguate a esprimere un mistero che soltanto il silenzio può veramente onorare.

L’adorazione è un bene grande per l’uomo. Se in essa si umilia e riconosce la propria piccolezza, è per essere elevato e glorificato. Nell’adorazione l’uomo prende consapevolezza delle capacità più belle e più profonde della sua natura. L’uomo ambisce ad agire e a trasformare la realtà, ma trova una gloria ben più elevata nell’accogliere qualcosa che lo supera infinitamente, ad ammirare e contemplare una bellezza immensa che gli viene offerta. È proprio per questo che è stato creato e costituisce la sua maggior felicità.

Adorazione eucaristica

L’adorazione eucaristica è il luogo dove spesso si coniugano orazione e adorazione. Si tratta forse di un dono particolare riservato dal Signore per la fine dei tempi, a causa del bisogno sempre più grande di nutrirsi e fortificarsi con la presenza eucaristica nei periodi di grande confusione e di combattimenti difficili come quelli attuali. Occorre beninteso essere capaci di fare orazione ovunque, di dialogare intimamente con Dio nella natura, sul treno, persino in mezzo alla folla. Ma l’adorazione eucaristica ha preso progressivamente un posto privilegiato nella pietà della Chiesa e lo avrà sempre di più.

Anche se vissuta con una certa povertà e aridità, l’adorazione eucaristica è sempre una grazia per colui che adora, una fonte di vita per tutta la Chiesa, un modo per accelerare l’arrivo del Regno per il mondo intero. Quando siamo privati di qualsiasi soddisfazione personale nella preghiera, dobbiamo accontentarci di essere come un cero, che si consuma gratuitamente alla presenza di Dio. Paradossalmente non c’è nulla di più fecondo di questa povertà accolta e offerta di fronte al Dio di gloria che si è fatto così povero per noi.

La citazione

«Adorare significa avere la percezione della grandezza, della bellezza, della bontà di Dio e della Sua presenza che toglie il respiro. È un naufragare in un oceano senza rive e senza fondo della maestà di Dio. Secondo sant’Angela da Foligno, adorare significa “raccogliersi in unità e immergersi nell’abisso infinito di Dio» Padre Raniero Cantalamessa

 

Per approfondire

Soltanto per oggi

  • Faccio memoria di un intenso momento di adorazione che ho vissuto.
  • Dedico gratuitamente un momento di adorazione facendo memoria di ciò che mi ha colpito nella lettura di questo bollettino, interiorizzando ogni gesto che compio.
  • Preparandomi alla Pentecoste, invoco lo Spirito d’adorazione su di me, sulla mia famiglia, sulla Chiesa e sul mondo intero.

    Libri

  • Adorerai il Signore Dio tuo. Quarta predica di Quaresima alla Curia 2019, padre Raniero Cantalamessa. Puoi visualizzarla sul sito cliccando qui
  • Ecclesia de Eucharistia n°25, papa Giovanni Paolo II.

 

Il “Libro di Vita” è il testo fondante della spiritualità della Comunità. Puoi scaricarlo qui in italiano . La versione francese qui oppure puoi ordinarlo in francese da Editions des Béatitudes.

 

Citazione di Patty Mansfield che testimonia l’esperienza dei giovani dell’Università Duquesne dove nel 1967 è iniziato il Rinnovamento carismatico cattolico, durante un’adorazione eucaristica:

«Il timore del Signore ha iniziato a diffondersi tra noi; una specie di terrore sacro ci ha impedito di alzare gli occhi. Era personalmente presente e noi temevamo di non poter resistere al suo immenso amore. L’abbiamo adorato, scoprendo per la prima volta che cosa significasse adorare. Abbiamo fatto l’esperienza bruciante della terribile realtà e della presenza del Signore. Da allora abbiamo capito direttamente con rinnovata chiarezza le immagini del Signore che sul Monte Sinai sgrida ed esplode con il fuoco del suo stesso essere; abbiamo capito l’esperienza di Isaia e l’affermazione secondo cui il nostro Dio è un fuoco divorante. Questo timore sacro era in un certo senso la stessa cosa dell’amore o perlomeno lo percepivamo così. Era qualcosa di estremamente amabile e bello, anche se nessuno di noi ha visto immagini sensibili. Era come se la realtà personale di Dio, splendida e sfolgorante, era entrata nella stanza e riempiva il luogo e ognuno di noi.»

Oraison

Ces articles sur la vie d'oraison sont extraits du bulletin mensuel "Il est là !" publié à l'usage des membres de la Communauté des Béatitudes et de leurs amis. Il est rédigé par un collectif de laïcs, prêtres, frères et sœurs consacrés, membres de la Communauté, avec le désir de stimuler la vie de prière, essentielle à la vocation aux Béatitudes comme à toute vie chrétienne authentique... C'est pourquoi nous sommes heureux de vous partager ces contenus simples.

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