Vita di Preghiera: “Orazione e vita quotidiana” (n°12)

Restare connessi

«Andate nella pace di Cristo», la Messa è finita… ma questo si può intendere così: «da questo momento vivete nel vostro quotidiano ciò che avete ricevuto.» Dopo qualsiasi momento di preghiera – adorazione, uffici, Eucaristia ecc. – giunge il momento di lasciare il tempio, il sacro, il Tabor per scendere nel profano, nella vita e nelle preoccupazioni di tutti i giorni. Come restare connessi a Dio?

Pur consapevole della differenza fra sacro e profano, il cristianesimo ha portato una novità rivoluzionaria coniugando queste due dimensioni dell’esistenza. Il sacro penetra il mondo profano mediante l’Incarnazione di Cristo: Dio mangia, Dio si sporca, Dio cammina e si sposta, Dio si veste, Dio lavora ecc. Che bella notizia! Dio è presente nel nostro quotidiano. In tal modo possiamo mantenerci in contatto con lui in tutte le circostanze. È necessario ricordarci di questa verità poiché l’essere umano tende a separare, a classificare, a tenere le distanze da Dio. È una paura fondamentale che riecheggia nel libro della Genesi: «Ho udito il Tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto» (cfr. Gn 3,10). Ma il nostro Dio è il Dio dell’incontro e della comunione. È colui che viene a cercarci là dove siamo, fosse anche nel luogo più profondo dell’Inferno: «Per te, io il tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio; per te, pur essendo Signore, ho assunto la tua condizione di schiavo; per te, io che sono al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e anche sotto terra» (antica omelia sul santo e grande Shabbat).

In un’omelia pronunciata a Genova il 27 maggio 2017 Papa Francesco affermava: «La preghiera cristiana non è un modo per stare un po’ più in pace con sé stessi o trovare qualche armonia interiore; noi preghiamo per portare tutto a Dio, per affidargli il mondo: la preghiera è intercessione. Non è tranquillità, è carità. È chiedere, cercare, bussare (cfr. Mt 7,7).» Certe spiritualità corrono il rischio di fare una differenza sbagliata fra sacro e profano, riducendo l’orazione alla ricerca di una tranquillità psicologica o a un’armonia interiore, estranea alla vita. Il Papa ci ricorda che «preghiamo per portare tutto a Dio».

La chiave per mantenersi in contatto con Dio in mezzo alle nostre attività è la vita stessa. Poiché la vita è il contesto nel quale scaturiscono e si nutrono la nostra preghiera e il nostro contatto con Lui. Chi prega non è fuori dal mondo, ma è capace di vivere il reale, il momento presente in ogni istante e a trovarvi la presenza misteriosa e nascosta, ma così reale, di Dio. In una recente lettera indirizzata ai cattolici tedeschi (29 giugno 2019), Papa Francesco dice che per risvegliare la passione per il Regno, annunciarlo e portarlo ai più deboli, c’è chiesto di «sviluppare il gusto spirituale di rimanere vicini alla vita della gente, fino al punto di scoprire che ciò diventa fonte di una gioia superiore». È nel quotidiano con le sue preoccupazioni, le sue difficoltà, a volte il suo attivismo e anche le sue gioie «mondane», che si rende possibile la scoperta di questo gusto spirituale e di questa gioia superiore. Fare quest’esperienza dà una nuova luce al comandamento di Gesù di vegliare e pregare in ogni momento (cfr. Lc 21, 36). San Paolo raccomanda anche: «Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito» (Ef 6, 18). Incessantemente e non soltanto durante l’ora di adorazione o quando siete in cappella, in silenzio… Incessantemente, cioè anche nella nostra vita quotidiana…

Tenere il fuoco acceso

Come fare per mantenersi in contatto con Dio? La risposta è semplice: dobbiamo imparare nuovamente a vivere il nostro quotidiano. Due atteggiamenti ci aiutano in questa conversione: coltivare uno spirito di stupore e cercare un senso in tutte le cose.

Coltivare uno spirito di stupore

Il filosofo cristiano Francesco Torralba dice che «la sorpresa è l’inizio dell’interrogarsi e il fondamento dello sviluppo della conoscenza in tutte le sue sfaccettature. Occorre necessariamente interrogarsi sul senso e sull’origine delle cose, stupirsi di fronte al fatto di esistere. Quando tutto ciò pulsa profondamente nell’essere umano, in lui pulsa la vita spirituale». Questa capacità di stupore rende possibile una vita spirituale e ci apre la porta per entrare nel Regno. È il segreto dei bambini piccoli: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18, 3).

Cercare un senso

L’altro atteggiamento che permette di tenersi in contatto con Dio consiste nel cercare il senso di tutto ciò che facciamo. Lo psicologo ebreo Victor Frankl affermava che la «volontà di senso» è un desiderio fondamentale: dare senso alla vita, avere un’esistenza significativa, trovare una ragione, una motivazione per la quale valga la pena vivere.

Francesco Torralba evidenzia che il senso della vita comprende almeno tre dimensioni: il senso dei molteplici avvenimenti che compongono la nostra esistenza (partendo dal presupposto che la vita, con i suoi alti e bassi, possiede una logica); la direzione della nostra vita (partendo dal presupposto che sia possibile un compimento); il legame con il valore della vita e della gioia.

Qual è il senso di ciascuno dei molti impegni che occupano la mia giornata? Perché faccio tutto ciò? Ho veramente scelto di assumerli, anche se alcuni aspetti di questi impegni mi sono imposti dalla vita? So riconoscervi una chiamata di Dio? Mi sento inviato nel mio quotidiano?

Queste domande possono aiutarmi anche a fare una scelta nelle attività che svolgo. Se subisco l’esistenza senza trovarci un senso, allora la mia vita è vuota e ho urgente bisogno di pregare lo Spirito Santo: «Vieni in noi, Padre dei poveri, vieni, Dispensatore dei doni, vieni, Luce dei nostri cuori» (sequenza di Pentecoste).

Lavorando su questi atteggiamenti, potrò tenere acceso un fuoco interiore, quello che la grazia accende nei momenti sacri d’incontro con il Signore. In una logica di comunione e di unità, sfera sacra e sfera profana non sono in opposizione ma si nutrono vicendevolmente. La vita è fonte di spiritualità e di orazione. Nel contempo la vita di preghiera ci aiuterà a vivere il quotidiano in Dio. In tal modo tutti i mezzi che ci aiutano ad unirci maggiormente a Cristo, a essere più docili allo Spirito Santo, ci aiuteranno a fare della vita stessa il luogo d’incontro con il Signore e gli altri. Andiamo nella pace di Cristo!

 

La citazione

«Forse la semplicità e l’umiltà delle cose della vita calmano le nostre paure e il nostro bisogno di sicurezza, forse la natura prosaica di ciò che è ordinario contribuisce a calmare le nostre anime, a farci sentire che siamo su un terreno familiare, ciò che permette a Dio di rendersi presente.» Francis Martin

 

Per approfondire

Soltanto per oggi

Ecco alcuni strumenti semplici e rapidi a cui ricorrere:

  • Consacrazione a Maria
  • Un minuto con Dio (stare con Lui per un minuto all’ora)
  • L’Angelus
  •  Meditare per tutta la giornata un versetto della Parola di Dio
  • Offrire le sofferenze delle contraddizioni
  • La gratitudine e la lode
  •  “Dio in automobile”: canto agli angeli, Rosario, preghiera di Gesù ecc.
  • Benedizione della tavola (anche al ristorante!)

Libri

  • Maximiliano Herraiz, La preghiera una storia di amicizia, EDB.
  • Frate Lorenzo, La Pratica della Presenza di Dio, Editore Vidyananda.

 

Il “Libro di Vita” è il testo fondante della spiritualità della Comunità. Puoi scaricarlo in francese qui oppure ordinarlo da Editions des Béatitudes. Il testo in italiano sarà disponibile prossimamente.

 

Oraison

Ces articles sur la vie d'oraison sont extraits du bulletin mensuel "Il est là !" publié à l'usage des membres de la Communauté des Béatitudes et de leurs amis. Il est rédigé par un collectif de laïcs, prêtres, frères et sœurs consacrés, membres de la Communauté, avec le désir de stimuler la vie de prière, essentielle à la vocation aux Béatitudes comme à toute vie chrétienne authentique... C'est pourquoi nous sommes heureux de vous partager ces contenus simples.

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