La tradizione popolare attribuisce l’origine del Rosario a San Domenico (1170-1221), ma oggi gli storici sono concordi nell’affermare che questa devozione è il risultato di un lento e progressivo sviluppo, di cui sarebbe troppo lungo in questa sede descrivere le tappe. Annotiamo semplicemente che il rosario si è sviluppato «gradualmente nel secondo Millennio al soffio dello Spirito di Dio», secondo quanto affermato da San Giovanni Paolo II nella sua lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae.
Una preghiera potentissima
Il Rosario è una preghiera potentissima per tre ragioni.
È una preghiera rivolta alla gloria della Santa Trinità. Anzitutto per il segno della croce che introduce e conclude la preghiera e mediante il quale ci affidiamo a Dio, Padre Figlio e Spirito Santo. Inoltre il Credo proclamato all’inizio del Rosario è una preghiera trinitaria per eccellenza. In seguito dopo il Padre Nostro si recitano tre Ave Maria in onore delle tre persone divine. Ogni decina viene infine conclusa con il Gloria al Padre.
È una preghiera impregnata di Sacra Scrittura: l’Ave Maria stessa è biblica, perlomeno nella sua prima parte composta dal saluto angelico e dalla lode di Elisabetta sotto la mozione dello Spirito (cfr. Lc 1). Possiamo dire che è una lode discesa dal Cielo. A questo proposito la Vergine Maria ha dichiarato a Santa Matilde che è il saluto più gradito che si possa rivolgerle. Colui che saluta Maria sarà a sua volta salutato da Lei. Per quanto riguarda la seconda parte dell’Ave Maria, si tratta di un’invocazione che risale al Concilio di Efeso (431) e che va all’essenziale: alla stregua dei bambini s’implora la misericordia della Madre di Dio per la nostra vita presente e per la prova finale della morte, che rappresenta la nostra Pasqua definitiva. Oltre al ritmo delle Ave Maria che ci introduce nella lode e nella supplica, il Rosario ci fa meditare i misteri del Vangelo, immergendoci in una vera e propria contemplazione. È «un Vangelo in miniatura» (Giovanni Paolo II) poiché ci fa meditare con riconoscenza tutti gli eventi salvifici della vita di Cristo, commuovendo il Cuore di Dio…
Attraverso la ripetizione di queste Ave Maria, infine, Maria ci fa entrare nel suo «fiat», nella sua adesione al progetto di Dio, nella sua accoglienza dello Spirito che deve rinnovare la faccia della terra e impedirle di sprofondare nel caos. Il Rosario è una pedagogia divina, volta a farci meditare i misteri della vita di Cristo con il cuore di Maria, permettendo allo Spirito di trasformarci impercettibilmente ma efficacemente fino al Giorno del Signore, che radunerà tutte le anime di buona volontà nella pace, nella giustizia e nell’amore.
Una pedagogia divina promossa dai papi
A partire da papa Pio IX tutti i pontefici – fino all’attuale papa Francesco – hanno incoraggiato i fedeli, con l’aiuto di numerose pubblicazioni ufficiali, a pregare il Rosario. San Giovanni Paolo II, per citarne soltanto uno, ha pubblicato la sua lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae nell’ottobre 2002, decretando un anno del Rosario. Tutti hanno capito che il Rosario non è una devozione come le altre, ma una pedagogia divina di primaria importanza. Nella lettera enciclica Ingruentium malorum papa Pio XII scrisse:
«Non con la forza, non con le armi, non con la umana potenza, ma con l’aiuto divino ottenuto per mezzo di questa preghiera, forte come Davide con la sua fionda, la Chiesa potrà affrontare impavida il nemico infernale.»
La vittoria di Lepanto
Un esempio emblematico è la celebre battaglia di Lepanto. Nel 1571 l’impero ottomano tentò di invadere l’Europa. Domenica 7 ottobre i turchi si trovavano nel Golfo di Lepanto. Il Papa, che conosceva bene le implicazioni della battaglia, invitò tutta la cristianità a pregare il Rosario. Contro ogni logica la coalizione cristiana, numericamente inferiore, provocò la disfatta della flotta turca. Papa San Pio V attribuì la vittoria alla preghiera del Rosario e per onorarla diede a Maria il titolo di «Nostra Signora delle vittorie», istituendone la festa il 7 ottobre. Il suo successore, Gregorio XIII, preferì dare alla festa il titolo di «Nostra Signora del Rosario».
Come pregarlo?
Lentamente e senza dissociarlo dai mi-steri (cfr. Giovanni XXIII). Vi è il rischio che questa preghiera possa diventare meccanica: «Pregando poi, non sprecate parole come i pagani» (Mt 6,7).
È preferibile recitare il rosario in comunione con altri piuttosto che individualmente, poiché è «più salutare all’anima e più terribile per il diavolo» (San Luigi Maria Grignion de Montfort).
È meglio non essere perfezionisti e accettare la propria povertà, poiché il diavolo cerca di scoraggiarci. Un giorno una persona tormentata dalle proprie distrazioni interroga un saggio religioso che le risponde non senza un pizzico di umorismo: «soltanto le persone che non pregano non hanno distrazioni durante la preghiera… Una mamma che ama il proprio figlioletto è felice di tenerlo fra le braccia, ma se lui vuole lasciare le sue braccia per giocare con il suo camioncino, ne resterà forse contrariata, se non si allontana dal suo sguardo materno?»
La porta stretta
La recita quotidiana del Rosario rappresenta la porta stretta per la quale pochissimi si degnano di passare, poiché bisogna abbassare la testa, diventare docili, obbedienti e umili. L’umiltà è la santità senza la quale nessuno può entrare nell’eternità di Dio. Prendere quest’arma quasi celeste è come mettere la nostra mano in quella di Maria. Ci sosterrà nella grande prova di questo mondo e come ha detto a Fatima: «Le anime che praticheranno la devozione al mio Cuore immacolato – la consacrazione a Maria, la devozione al Rosario e l’imitazione delle sue virtù –saranno predilette da Dio, come fiori posti da Me per ornare il Suo Trono» (apparizione del 13 giugno 1917).
Conclusione
Quando hanno chiesto a padre Pio poco prima della morte quale fosse la parola da lasciare ai suoi figli spirituali come testamento, disse: «Amate la Vergine, fatela amare e pregate sempre il Rosario. Esso è la sintesi della nostra fede, l’esplosione della nostra carità e il sostegno della nostra speranza.»
La citazione
«Il Rosario è una devozione totalmente divina, una fonte di grazie, un rimedio a un’infinità di mali, una catena che unisce il Cielo alla terra, un arcobaleno che il Signore nella sua misericordia ha disegnato nel firmamento della sua Chiesa e un’ancora di salvezza per tutti i cristiani.»
Santa Teresa d’Avila
Per approfondireSoltanto per oggi
Letture– Rosarium Virginis Mariae, papa Giovanni Paolo II. – Le Rosaire, un chemin de contemplation, Nicole Timbal, EDB. |
Il “Libro di Vita” è il testo fondante della spiritualità della Comunità. Puoi scaricarlo qui in italiano . La versione francese qui oppure puoi ordinarlo in francese da Editions des Béatitudes.