Vita di Preghiera: “Meditazione e contemplazione” (n°46)

L’orazione metodica

Il passaggio dalla meditazione alla contemplazione costituisce un tema importante nell’opera di Giovanni della Croce. Ne parla a tre riprese: nella Salita al Monte Carmelo, nella Notte oscura e nella Fiamma d’amore viva. Nella sua epoca, grazie a diverse correnti si era sviluppata in molte persone, compresi alcuni laici, la pratica dell’orazione silenziosa, che implicava un certo metodo composto ad esempio dai seguenti elementi: dedicarle quotidianamente una mezz’ora o un’ora di tempo, iniziare preparandosi interiormente con un’invocazione per raccogliersi e mettersi alla presenza di Dio, leggere quindi un testo delle Scritture o di un autore spirituale, fare un lavoro di riflessione e di immaginazione per trarre dal testo spunti illuminanti per l’intelligenza, sentimenti per suscitare nel cuore l’amore per Dio, nonché propositi per la vita concreta. Si continuava poi con una preghiera per affidare a Dio i propositi formulati e chiedergli la forza di metterli in atto e si concludeva con un atto di ringraziamento. Numerosi libri proponevano metodi di questo genere ai fedeli desiderosi di progredire nella vita spirituale e nell’unione con Dio. A quell’epoca non era ben visto chi praticava l’orazione silenziosa senza avere un libro con sé e senza far capo a un tale metodo, nel timore che potesse vivere un’illusione spirituale.

Giovanni della Croce non disdegna questi metodi, poiché li ritiene molto utili o addirittura necessari per aiutare alcuni a impegnarsi e a perseverare sulla via dell’orazione. Ci indicano come procedere concretamente nella preghiera, impediscono un vuoto interiore o una pigrizia che possono a volte stare in agguato. Abituano l’anima a frequentare Dio, a prendere le distanze dalle cose del mondo e ad aprirsi alle illuminazioni e alle grazie che il Signore può accordare. Anche oggi metodi analoghi, adattati alle mentalità odierne con il coinvolgimento del corpo – possono essere strumenti preziosi per entrare nella via dell’orazione.

Limiti di questi metodi…

Il punto sul quale Giovanni della Croce ha insistito parecchio è il seguente: questi metodi sono buoni, ma hanno i loro limiti. Si basano soprattutto su un’attività umana (dell’intelligenza, dell’immaginazione, della volontà), mentre l’orazione dovrebbe diventare progressivamente meno «attiva» e più «passiva», quindi non tanto un’attività umana quanto un atteggiamento ricettivo grazie al quale Dio può operare nell’anima.

D’altra parte ci fa notare che se le emozioni, i pensieri e i propositi vissuti nella preghiera possono avvicinarci a Dio, essi non bastano per unirci a Lui e per lasciarci trasformare in profondità. Ciò che sentiamo di Dio non è ancora Dio. Ciò che capiamo di Dio non è ancora Dio. Ciò che ci immaginiamo di Dio non è ancora Dio. Egli è ben al di là di ogni rappresentazione e di ogni impressione sensibile.

Un altro motivo dei limiti di questi metodi è il seguente: l’esperienza indica che per un certo tempo essi possono «funzionare bene» (si ricevono illuminazioni, il cuore si infiamma d’amore, si gusta sensibilmente la presenza di Dio e questo ci fa bene e ci incoraggia a perseverare), ma in genere arriva il momento in cui questa pratica «non funziona più»: si entra nell’aridità, si perde il gusto per l’orazione che diventa laboriosa e faticosa. La persona prova riluttanza a meditare e si sente piuttosto spinta a smettere di parlare e riflettere per rimanere tranquilla in una semplice tensione amorosa alla presenza di Dio, senza parole né idee, né immagini distinte.

Aridità, porta d’entrata alla contemplazione?

Questo fenomeno di aridità e impotenza disorienta coloro che solitamente traggono giovamento dalla meditazione. Ma è generalmente un buon segno: il Signore vuole concedere alla persona la grazia di una preghiera più povera, più semplice, più ricettiva perché diventi finalmente la fonte di grandi progressi e affinché, d’ora in poi, sia Dio ad agire. Egli opera in modo segreto, insensibile, ma reale. Agisce nelle profondità del cuore, infondendo una saggezza e una forza che permette alla persona di progredire molto.

L’aridità non è necessariamente il segno di questa nuova fase. Giovanni della Croce propone alcuni criteri di discernimento. Oltre all’impossibilità di meditare occorrono altri due segni: da un lato la persona non deve aver voglia di distogliere il suo sguardo da Dio, dall’altro dovrebbe percepire un’inclinazione interiore a «starsene sola con Dio, in uno sguardo d’amore contemplante, senza particolari considerazioni. Sua unica occupazione è godere la pace interiore, la quiete e il riposo divino, escludendo ogni attività ed esercizio delle potenze, della memoria, dell’intelletto e della volontà, o perlomeno gli atti discorsivi, nei quali si passa da un oggetto all’altro. Essa intende godere la presenza di Dio accompagnata solo da uno sguardo e una conoscenza generale amorosa, senza particolari conoscenze» (Salita al Monte Carmelo, libro 2, cap.13).

La contemplazione

È ciò che Giovanni della Croce definisce contemplazione. Una preghiera semplice, povera, più ricettiva che attiva, uno sguardo amoroso del cuore rivolto alla presenza di Dio e che può coesistere con determinati movimenti involontari dell’immaginazione e dei pensieri che non si riescono a bloccare completamente, se non per mezzo di una grazia tutta speciale. Il pensiero può divagare leggermente, ma il cuore è rivolto a Dio in un semplice atto di fede e di amore ed è quanto basta!

Questa contemplazione può concentrarsi a volte su un oggetto preciso: si resta colpiti da un determinato aspetto del mistero di Dio. Si può restare affascinati dalla bellezza del volto di Gesù o dalla forza di una delle sue parole. Ma può succedere anche che questa contemplazione non abbia un oggetto preciso, che sia come una percezione indefinita e oscura del mistero di Dio, mistero d’amore che supera qualsiasi concezione, presenza inafferrabile ma viva accolta nella fede e nella gratitudine. È proprio così, poiché Dio agisce segretamente nell’anima, comunicandosi ad essa. I frutti saranno abbondanti. L’anima si fortificherà nella fede, nella speranza e nella carità.

La transizione verso la contemplazione non è mai definitiva. Quando non è concessa la grazia di una preghiera fatta di uno sguardo semplice e pieno d’amore o quando le circostanze ci richiedono di meditare su una determinata verità o su un testo, è bene ritornare alla meditazione. Ricordiamo inoltre che i momenti di meditazione delle Scritture rimangono indispensabili indipendentemente dalle diverse tappe spirituali.

La citazione

«Non si tratta di pensare molto, ma di amare molto.»

Santa Teresa d’Ávila

Di Joseph Arnaud (1671-1723)

«Facendo orazione davanti al Santissimo Sacramento, facendo quasi sempre affidamento sui miei ragionamenti e sulle mie illuminazioni, mi immaginavo di dovermi nutrire di qualche cosa e, non potendo raggiungere Dio, non potevo far di meglio se non concentrandomi sulle verità che possono condurmi a Lui. Ciononostante la mia orazione era proprio vuota: molti ragionamenti, ma poco amore o per nulla e molti propositi. Sentii allora la voce del mio Dio che mi interruppe dicendomi: «Non voglio un chiacchierone e un filosofo, ma un cuore umile e sottomesso. Voglio che resti in pace e senza nulla alla mia presenza».

Per approfondire

Soltanto per oggi

  • Alla luce dell’articolo rifletto su ciò che vivo durante i momenti di orazione.
  • Qual è la modalità abituale con cui faccio orazione? Sperimento momenti di preghiera contemplativa come quella descritta? Ho forse l’eccessiva tendenza a parlare, a riflettere o a voler percepire emozioni? O al contrario mi accontento di un certo vuoto un po’ pigro senza fare lo sforzo necessario per nutrire la mia preghiera?

Letture

– Salita al Monte Carmelo, San Giovanni della Croce, libro 2, capitoli 12 – 15.

– Fiamma d’amore viva, San Giovanni della Croce, strofa 3, versetto 3.

– Du temps pour Dieu, père Jacques Philippe, Appendice 1.

 

Il “Libro di Vita” è il testo fondante della spiritualità della Comunità. Puoi scaricarlo qui in italiano . La versione francese qui oppure puoi ordinarlo in francese da Editions des Béatitudes.

Oraison

Ces articles sur la vie d'oraison sont extraits du bulletin mensuel "Il est là !" publié à l'usage des membres de la Communauté des Béatitudes et de leurs amis. Il est rédigé par un collectif de laïcs, prêtres, frères et sœurs consacrés, membres de la Communauté, avec le désir de stimuler la vie de prière, essentielle à la vocation aux Béatitudes comme à toute vie chrétienne authentique... C'est pourquoi nous sommes heureux de vous partager ces contenus simples.

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