Dopo aver evocato le distrazioni nella preghiera e i momenti di aridità, non possiamo ignorare l’azione del nemico, per il quale l’orazione è una vera e propria minaccia. Farà di tutto per impedirla o quanto meno per disturbarla. Alcune distrazioni sono di natura psicologica e altre sono ispirate dallo spirito malvagio; occorre imparare a distinguerle per meglio affrontarle.
«La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma (…) contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.» (Ef 6,12) Con questa esortazione San Paolo ci ha messi in guardia: la vita cristiana ci chiama ad affrontare un vero e proprio combattimento spirituale soprattutto per mezzo della preghiera, quale strumento primario. Ma in questo combattimento non siamo soli, poiché Dio stesso ci protegge con l’armatura del suo amore e ci dona le armi per resistere e conseguire la vittoria.
Tutti sappiamo che per essere uniti a Dio lo strumento per eccellenza è la preghiera. La posta in gioco è quindi di vitale importanza. Essa è il luogo in cui i torrenti della tenerezza divina si riversano in noi. La fecondità del nostro apostolato dipende in larga misura dalla qualità della nostra preghiera. Tutto semplice allora? Per nulla, poiché vi sono diversi ostacoli: quelli più frequenti sono esterni, i più subdoli sono interiori.
Ostacoli da superare
Alcuni di questi ostacoli si manifestano esternamente a noi: proprio nel momento scelto per l’orazione sorge ad esempio l’idea di avere di meglio da fare, cose molto concrete di cui si vede immediatamente l’efficacia. Oppure ci viene improvvisamente sonno, l’impulso di fare una telefonata o di inviare un messaggio di posta elettronica diventato Bollettino improvvisamente indispensabile e urgente, o ci capita di incontrare qualcuno che ci trattiene e così via. Le resistenze che sorgono in noi proprio quando ci dirigiamo verso la cappella per adorare sono spesso segnali del combattimento spirituale che può essere suscitato dal maligno: ritardi, deviazioni… tutto per farci perdere di vista l’urgenza assoluta della preghiera.
Una volta smascherati e superati questi primi ostacoli, attacchi più subdoli possono giungere del nostro interno: ben installati e raccolti può capitarci di iniziare a recitare belle formule senza metterci il cuore. Possono inoltre sorgere altre distrazioni o pensieri vaganti, come la preoccupazione del menù ideale per il giorno dopo, un acquisto indispensabile ola soluzione ideale per risolvere un determinato problema attuale!
Può anche succedere che il maligno suggerisca alla nostra coscienza che la preghiera è inutile e non vale nulla, tormentarci con il ricordo di peccati magari già confessati, imprigionandoci in un senso di colpa che ci separa decisamente dall’amore di Dio.
Altro esempio classico sono le conversazioni immaginarie. Ci immergiamo ad esempio in discussioni senza fine con qualcuno che ci fa arrabbiare, che ci fa soffrire o con qualcuno che amiamo e con cui ci proiettiamo in una situazione illusoria: tutti pensieri vaganti che distraggono dal momento presente nel quale Dio si manifesta e si dona a noi.
La tentazione può manifestarsi anche con pensieri impuri, o farci vedere situazioni in maniera deformata e così tutto diventa drammatico, facendoci perdere la pace e allontanandoci da Dio. Sfruttando la nostra immaginazione il nemico ci fa balenare una difficoltà, una sofferenza o una grave disgrazia… che non capiteranno mai! Questo è solo per inquietarci.
Nella preghiera il maligno può anche tentare di infettare le nostre ferite, vecchie o attuali, facendoci provare ogni tipo di emozione negativa. Anche in questo caso si riconosce l’albero dai suoi frutti. Lo Spirito buono, al contrario, ci propone di offrire le nostre ferite.
Armi per la vittoria
Il nostro modello per eccellenza è ovviamente Cristo stesso. Egli ha vissuto realmente tutte le cose come noi fuorché il peccato: «Infatti proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.» (Eb 2, 18) In particolare è stato tentato nel deserto e al Getsemani. Quali sono state le sue armi? La Parola di Dio e l’abbandono al Padre.
Anche a noi non mancano le armi per la vittoria: l’invocazione del Nome di Gesù, la preghiera del cuore(esicasta), il segno della Croce fatto lentamente e con fervore, la preghiera in lingue mediante la quale lo Spirito Santo stesso intercede in noi. Un atto di fede alla maniera di Teresa («credo in ciò in cui voglio credere…») scaccia la tentazione del dubbio. A volte una preghiera ad alta voce in cui ogni parola ha la sua importanza può imbrigliare i suggerimenti di qualsiasi spirito accusatore.
L’importante è saper discernere gli spiriti: riconoscere, comprendere la sottigliezza dell’azione di Dio in noi e nutrirla, respingendo tutto ciò che non viene da Lui. La spiritualità ignaziana ci può aiutare molto in questo senso, orientandoci verso la pratica della custodia del cuore, così cara all’Oriente.
D’altra parte, la Vergine Maria, nostra madre, ha ricevuto da Dio stesso la missione di «schiacciare la testa del serpente». La recita del Rosario fatta con il cuore è un’arma potente ben utilizzata dai santi; lo stesso vale per l’invocazione del nostro Angelo custode che vede incessantemente la faccia di Dio.
Infine e soprattutto non dimentichiamo mai ciò che San Francesco di Sales ci raccomanda: se nell’orazione possiamo utilizzare le distrazioni per farne oggetto della nostra preghiera, non dobbiamo affrontare di petto le tentazioni, poiché altrimenti si rafforzano e noi ne usciremmo sconfitti. Si tratta di mettersi fuori dalla loro portata, di passare sotto l’onda (cfr. ultimo riquadro).
La vittoria è di Dio
Dio permette il combattimento spirituale soltanto nella misura in cui può farci crescere e unire maggiormente a Lui. Anche se tutte queste armi sono necessarie, non dimentichiamo mai che Dio rimane sempre Signore di tutto: «(…) il Signore non salva per mezzo della spada o della lancia, perché del Signore è la guerra.» (1Sam17,47). Egli mantiene sempre il controllo, anche quando a volte tutto sembra senza sbocchi. Giobbe è stato tentato soltanto con il permesso di Dio e ne ha tratto immense benedizioni attraverso una vera e propria “ricreazione”, così come l’orazione lo è per noi.
La citazione
«Meglio morire combattendo che vivere nel peccato.» Sant’Isacco il Siro
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Libri
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Il “Libro di Vita” è il testo fondante della spiritualità della Comunità. Puoi scaricarlo in francese qui oppure ordinarlo da Editions des Béatitudes. Il testo in italiano sarà disponibile prossimamente.
Passare sotto l’onda…
«Vi sono alcuni che devono nuotare; se conoscono i segreti del nuoto, quando si scontrano con un’onda, si immergono nell’acqua e la lasciano passare sopra di loro e così poi possono continuare a nuotare senza difficoltà. Ma se invece vogliono resistere all’ondata, ne sono respinti e rigettati lontano; come ricominciano a nuotare, arriva un’altra onda e, se di nuovo le oppongono resistenza, vengono ancora respinti e gettati fuori e così si affaticano invano e non vanno avanti. Ma se come dicevo, si abbassano al di sotto delle onde, si umiliano, le onde passeranno senza far loro del male, potranno continuare a nuotare finché vogliono e fare quel che devono. Lo stesso vale per le tentazioni…» Doroteo di Gaza, Istruzioni § 140