Vita di Preghiera: “L’orazione, un atto di Speranza” (n°16)

Introduzione

In un precedente bollettino («Il est là!» n. 11) abbiamo sottolineato che per essere autentica, la preghiera deve essere un atto di fede, di speranza e di amore. Essa permette così il contatto con Dio e ci trasforma progressivamente. In quella sede abbiamo spiegato l’importanza della fede nella preghiera contemplativa. Oggi parliamo della speranza.

Pregare è un atto di speranza: se ci mettiamo a pregare significa che contiamo su Dio, aspettandoci da Lui ciò che ci serve.

Questo atteggiamento di speranza ha un’importanza del tutto particolare, poi-ché non vi è preghiera contemplativa senza esperienza di povertà, a volte an-che molto dolorosa. La preghiera è una realtà paradossale: a volte ci fa sentire un’intensa felicità, una pienezza ben più grande rispetto a tutto ciò che il mondo può offrirci, altre volte ci fa sentire una grande povertà.

Perché tutto ciò è inevitabile?

Poveri davanti a Dio …

Innanzitutto perché una buona preghiera non dipende da una tecnica.

Il Maestro è Dio e noi dipendiamo da Lui, che a volte resta silenzioso e nascosto nonostante i nostri sforzi, a volte ci vi-sita e ci ricolma senza merito da parte nostra…

Non è possibile «programmare» la grazia e le benedizioni divine!

D’altro canto la preghiera ci introduce sempre più profondamente nella luce di Dio, a volte gioiosa e consolante, altre volte dolorosa e umiliante, perché mette in evidenza le nostre imperfezioni, i nostri peccati, le nostre ferite… Come il raggio di sole che attraversando una stanza in ombra rivela ogni granello di polvere nell’aria, così la luce di Dio mette inesorabilmente in evidenza la nostra miseria…

Nella solitudine e nel silenzio della preghiera, al di fuori quindi dei nostri consueti punti di riferimento, si affacciano alla coscienza le nostre cadute e i nostri errori, la nostra difficoltà a en-trare nel raccoglimento, i rimorsi del passato, le paure per il futuro, le collere e le amarezze, il nostro orgoglio e la nostra durezza di cuore… È molto più comodo dedicarsi a un’attività, navigare in Internet o discutere con gli amici! E quanto più il nostro desiderio di santità è grande, tanto più dura risulta quest’esperienza di povertà …

Ciò che ci spinge a evitare l’orazione silenziosa è spesso la paura, poiché abbiamo il presentimento che, se stiamo alla presenza del Signore, Egli mette inesorabilmente in luce la nostra mediocrità e ci rivela tutto ciò che deve essere purificato nella nostra vita!

Quest’esperienza di povertà non deve però inquietarci: essa è normale e assolutamente necessaria. Un giorno Gesù ha detto al re San Luigi di Francia:

«Vorresti pregare come un santo e Io ti in-vito a pregare come un povero!»

Evidentemente non vi è soltanto la preghiera a farci sperimentare la povertà, ma tutta la nostra vita con le sue situa-zioni difficili ci mette talvolta di fronte alle nostre fragilità, alle nostre ferite, ai nostri peccati. Ma la preghiera intensi-fica la consapevolezza di tutto ciò e obbliga a farci i conti senza possibili scappatoie.

Praticare la speranza

È proprio in questa situazione che la preghiera deve diventare un atto di speranza, che può essere espresso con queste parole: «mi sento proprio povero e miserabile davanti a te, Signore, molto più di quanto potevo immaginare, ma non è un problema… Mi vengono in mente le tue parole quando dicevi “non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati“ e che non sei venuto a “chiamare i giusti, ma i peccatori“ e ripongo in te tutta la mia speranza! Da te, dalla tua bontà e dalla tua misericordia spero e mi aspetto tutto! Conto ormai soltanto su di te e non più su me stesso!»

Due atteggiamenti ci salvano pertanto dalla tristezza o dallo scoraggiamento: l’umiltà è la speranza. Occorre aderire pienamente a ciò che siamo, accettare la crudele rivelazione dei nostri limiti e dei nostri errori, cogliendo l’occasione per

imparare a mettere tutta la nostra fiducia e la nostra speranza soltanto in Dio e non più nelle nostre capacità e in ciò che facciamo.

«Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 18, 14)

Con queste parole il Vangelo ci invita a riconoscere e ad accettare pienamente la nostra miseria, per quanto profonda e dolorosa possa essere, e a gettarci nelle braccia di Dio con una fiducia cieca nella sua misericordia e nella sua potenza.

Dobbiamo accettarci radicalmente po-veri, trasformando questa povertà in un grido, un’attesa, una speranza invincibile. A volte a costo di sperare contro ogni speranza! (cfr. Rm 4, 18) Dio verrà allora in nostro soccorso.

« Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce.» (Sal 33, 7)

«Egli non ha disprezzato né sdegnato l’afflizione del misero, non gli ha nascosto il suo volto, ma, al suo grido d’aiuto, lo ha esaudito.» (Sal 21, 25)

La preghiera che Dio ascolta è quella del povero. «La preghiera del povero attraversa le nubi.» (Sir 35, 17) Egli non accoglie la preghiera del fariseo, soddisfatto di se stesso e delle sue buone azioni e che disprezza gli altri, ma quella del pubblicano che, fermatosi a di-stanza, si batte il petto dicendo: «O Dio abbi pietà di me peccatore! » (Lc 18, 13)

La preghiera che commuove il cuore di Dio e attira la sua grazia è quella che scaturisce dagli abissi della nostra miseria e del nostro peccato.

« Dal profondo a te grido, o Signore ; Signore, ascolta la mia voce» (Sal 129, 12)

La fedeltà all’orazione è una scuola di umiltà e di speranza. Se accettiamo la nostra povertà e la nostra nudità da-vanti a Dio e se ci aspettiamo tutto dalla sua misericordia, riceveremo progressivamente la guarigione, la purificazione, la consolazione e la pace.

Santa Teresa di Lisieux scrive infatti:

«Se rimaniamo il più lontano possibile da tutto ciò che luccica, se amiamo la nostra piccolezza e la nostra aridità, allora sa-remo poveri in spirito e Gesù verrà a cercarci, pur lontani che siamo e ci tra-sformerà in fiamme d’amore.» (Lettera 197)

La citazione

«Quanto più spera, tanto più l’anima è unita a Dio. Poiché quanto più spera in Dio, tanto più l’anima ottiene.» S. Giovanni della Croce

 

Per approfondire

Soltanto per oggi

  • Quando mi sento particolarmente povero durante l’orazione o nel corso della giornata, ne faccio un’opportunità per esercitare la speranza. Ringrazio Dio per la gioia di dover dipendere dalla sua grazia.

Libri

  • La via dell’imperfezione. La santità dei poveri, André Daigneault, Effatà, 2012
  • La sapienza di un povero, Éloi Leclerc, Biblioteca Francescana, 2016

 

Il “Libro di Vita” è il testo fondante della spiritualità della Comunità. Puoi scaricarlo in francese qui oppure ordinarlo da Editions des Béatitudes. Il testo in italiano sarà disponibile prossimamente.

 

Mio Dio, ho avuto successo: sono ricco, potente, intelligente, soddisfatto… Non mi manca niente, non posso sperare altro!

Peccato…

 

Oraison

Ces articles sur la vie d'oraison sont extraits du bulletin mensuel "Il est là !" publié à l'usage des membres de la Communauté des Béatitudes et de leurs amis. Il est rédigé par un collectif de laïcs, prêtres, frères et sœurs consacrés, membres de la Communauté, avec le désir de stimuler la vie de prière, essentielle à la vocation aux Béatitudes comme à toute vie chrétienne authentique... C'est pourquoi nous sommes heureux de vous partager ces contenus simples.

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