«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.» (Gv 14, 27) Questa pace è Gesù stesso, il «Principe della Pace» (Is 9, 5). In questa «relazione d’amicizia» che è l’orazione siamo particolarmente predi-sposti ad accogliere Gesù, quindi la sua pace, e a beneficiarne per il resto della giornata.
Sorgente d’unità
L’orazione è sorgente di unità, ci allontana dalla dispersione, permette di raccoglierci (in quella che chiamiamo giustamente orazione di raccoglimento). Siamo quindi pronti ad accogliere. Il corpo immobile e rilassato favorisce un atteggiamento di abbandono dell’anima. Accettiamo di non avere più tutto sotto controllo… Qualcuno si prende cura di noi! Ci rendiamo particolarmente presenti alla Presenza di Dio. L’orazione è un distanziamento, un tempo in disparte, una «pausa» per riposare! Da parte nostra mettiamo la disponibilità, ma è soprattutto la Presenza di Gesù che fa unità: «tieni unito il mio cuore, perché tema il tuo nome.» (Sal 86, 11) Durante l’orazione il nostro cuore si raccoglie e si unifica; meno distratto, meno incentrato su sé stesso può temere maggiormente il nome del Signore, mettendosi cioè sotto la sua signoria e dipendendo dalla sua grazia di pace, di tenerezza, d’amore, di perdono… come il piccolo pulcino rannicchiato sotto l’ala della propria madre! Lasciata l’agitazione e l’inquietudine – grazie a quella che chiamiamo giustamente orazione di quiete o semplice sguardo – sappiamo (anche se è soltanto una certezza di fede ben distinta dal sentimento e dall’emozione) che Dio è presente! Sappiamo che ci guarda e ci riempie del suo amore. Nella sua mano siamo al sicuro. È il nostro baluardo (Sal 84,12) in mezzo alle tempeste. L’orazione affina la nostra fiducia che genera la pace e la gioia sperimentate nel libro di Daniele dai tre giovani gettati nella fornace. Non è certamente la pace come la intende il mondo, ossia un’assenza di conflitti, ma una pace che proviene dalla Presenza intima dell’Ospite divino che abita in noi e nel contempo ci avvolge con il suo amore.
Un riparo sicuro
La vita contemplativa ci aiuta maggiormente a vivere il momento presente, a non guardare inutilmente al passato o a proiettarci nel futuro, e nemmeno a soffermarci sui nostri umori e le nostre impressioni così mutevoli come le condizioni meteo! Ciò che conta è Dio! E Lui non cambia… L’orazione ci educa a mettere tutto in relazione con Dio, anche le nostre variabilità meteorologiche interiori! È il nostro sostegno, il Sole sopra le nostre oasi, i nostri deserti, sopra la carovana dei nostri pensieri e delle nostre distrazioni. Come scrive Santa Teresa di Lisieux in uno dei suoi poemi: «al di sopra delle nuvole / il cielo è sempre blu / dove regna il buon Dio.» (PN 52). E dice la stessa cosa paragonandosi all’uccellino che non ha la forza di contemplazione dell’aquila; è un aspetto importante da tener presente: «in un abbandono audace vuole restare a fissare il suo Sole divino…»
Fiducia e abbandono
Ci rendiamo facilmente conto in che misura la fiducia e l’abbandono siano un terreno fertile per vivere la pace interiore anche nella tempesta. Pace, fiducia e abbandono sono intimamente legati ai frutti dello Spirito Santo al quale saremo più docili grazie alla preghiera contemplativa: «lasciatevi guidare dallo Spirito (…) Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, (…)» (cfr. Gal 5,16-24). I nemici della pace sono il dubbio, le preoccupazioni, la mancanza di docilità allo Spirito Santo… e ovviamente il peccato. «Non angustiatevi per nulla, ci dice San Paolo, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.» (Fil 4,6-7) L’Apostolo ci dice chiaramente che la pace è un frutto della preghiera contemplativa!
Pensiamo a Gesù quando si rivolge a Marta: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta.» (Lc 10, 41-42).
Gesù invita a essere innanzitutto presenti alla sua Presenza; la preghiera contemplativa ne è il luogo privilegiato, ma questo deve progressivamente permeare il resto delle nostre attività. Che si senta o meno questa Presenza non è essenziale, occorre però essere certi che il Sole dell’amore, sorgente di pace, è sempre lì e che occorre innanzitutto nutrirci della sua Presenza: «l’anima s’immerge nella pace o, meglio, il Signore la immerge con la sua presenza» (Santa Teresa d’Avila, Cammino di perfezione 31,2).
Un nuovo modo di vivere
La vita contemplativa ci permette ogni mattina di metterci sempre di più a disposizione di Dio. Lasciamo il controllo dei nostri progetti personali per aderire al piano di Dio, che scopriamo progressivamente. Impariamo a vivere alla giornata. Abbiamo ovviamente le nostre responsabilità, il nostro lavoro, la nostra gestione del tempo, ma viviamo tutto questo con un sano distacco e senza eccessivi attaccamenti. Impariamo a cambiare direzione se le circostanze lo richiedono, ad adeguarci agli imprevisti ecc
L’uomo che prega non è un super eroe, vive con le sue fragilità, le sue preoccupazioni, i suoi limiti, il suo peccato, ma proprio nel mezzo delle incertezze e delle sofferenze della vita si abitua ad affidarsi a Dio come il Cristo stesso ci invita a fare: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.» (Mt 11,28). Al di là dell’agitazione esteriore, colui che prega sa che il suo centro è più profondo, che la sua gioia, la sua tranquillità e la sua forza vengono da altrove, da questo Ospite interiore. La pace non è innanzitutto il prodotto della nostra psicologia o dei nostri sforzi, ma piuttosto un dono dello Spirito Santo che ci permette di apprezzare ogni cosa in modo nuovo: «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente» (Rm 12, 2).
Questo nuovo modo di vivere ci dà maggiore sicurezza, permettendoci di perseverare di fronte alle prove e alle preoccupazioni della vita, perché la nostra speranza è riposta in Colui che ci ama e ci dà la Vita, nella promessa del riposo eterno che possiamo gustare già da subito!
La citazione
«Mi sono concentrato accuratamente, anche durante il mio lavoro, sulla presenza di Dio, che ritene-vo sempre accanto a me… e la mia anima, che fino ad allora era sempre agitata, percepì una profonda pace interiore.» Laurent de la Résurrection
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E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza (2 Ts 2,16)