Vita di Preghiera: “L’Orazione nelle prove” (n°38)

Vie oraison - les épreuves

La famiglia di Antonella è stata vittima dell’esplosione al porto di Beirut il 4 agosto 2020. L’esplosione ha causato 240 vittime e circa 5000 feriti, senza contare i danni materiali. Un anno più tardi la giovane donna, benché impegnata in una vita di preghiera, esprimeva la sua desolazione per non riuscire a pregare con fervore: «non riesco a pregare e nemmeno a pensare a Dio. Il tempo passa e io continuo a chiedergli perché ci ha abbandonati? Perché Dio non rende giustizia alle vittime? Perché non risponde alle nostre preghiere?»

Di fatto è il retaggio di uno schema di preghiera che riteniamo perfetto: raccogliersi in silenzio davanti a Dio per un determinato tempo durante il quale vivere un’effusione di buoni sentimenti e di buone decisioni.

Tutto ciò che sarebbe estraneo a questo schema non sarebbe «orazione». In tempi difficili succede quindi spesso che si rinunci a pregare o si creda di non pregare se non si recitano con fervore le preghiere.

Uomini e donne dei tempi biblici

Eppure attraverso l’esperienza di personaggi biblici la Scrittura ci insegna che possiamo aprirci all’unione con Dio, scopo dell’orazione, grazie a strumenti semplici e accessibili proprio nei momenti difficili.

Abramo non ha forse pregato quando ha creduto alla promessa di Dio di benedirlo e di dargli una discendenza diretta nonostante la sua tarda età e quella di Sara? Non ha forse pregato quando ha interceduto per Sodoma e Gomorra entrando in comunione con Dio e con coloro che voleva salvare dalla distruzione? Fare orazione significa abbandonarsi nelle mani di Dio, ricordarsi della sua Alleanza, presentargli le nostre richieste fino a negoziare con Lui e sperare contro ogni speranza l’attuarsi delle sue promesse.

Mosé non ha forse pregato quando Amalek venne a combattere contro Israele a Refidim (cfr. Es 17, 8-9)? Le sue mani alzate garantivano la vittoria a Israele. Fare orazione significa installarsi sulla santa montagna, dove il nostro Dio ci attende, significa ascoltarlo per essere condotti alla vittoria.

Davide non ha forse pregato durante la sua vita di pastore, di sposo, di padre, di guerriero e di re? I salmi ci mostrano un uomo in carne e ossa che ha amato, lavorato, peccato, fatto la guerra, addirittura ucciso e che in tutte queste circostanze ha saputo invocare il Dio della vita. Fare orazione significa restare in Dio è rivolgersi a Lui nella gioia e nello sconforto, nell’errore e nella grazia, nella disgrazia e nella benedizione.

Gesù è il testimone fedele dell’orazione che lo unisce al Padre. Si ritirava da solo o con i suoi discepoli a pregare (cfr. Lc 5, 16; 6, 12; 9, 18 e Lc 11, 1-13). La sua ultima preghiera nel giardino del Getsemani ci mostra che Dio non abbandona mai il proprio amico nella prova né tantomeno di fronte alla morte (Mt 26, 36-46; Mc 14, 32-42; Lc 22, 39-46). Ma Gesù non prega da solo. Ci sono gli angeli. Il Padre è presente anche se il Figlio si sente abbandonato. Il Consolatore è presente. Egli può quindi consegnarsi nelle mani del Padre e compiere fino in fondo la sua volontà. Egli sa che la morte non avrà l’ultima parola!

Uomini e donne del nostro tempo

Teresa di Lisieux racconta due episodi molto significativi sul modo in cui viveva l’orazione. Scrive: «Quando Gesù scende nel mio cuore mi sembra che sia contento di trovarsi così ben accolto e anch’io sono contenta… Tutto ciò non impedisce alle distrazioni e alla sonnolenza di venire a farmi visita, ma constatando che l’ho fatta così male a conclusione del rendimento di grazie decido di restare nel rendimento di grazie per tutto il resto della giornata (…)» (Manoscritto A folio 80 recto). Teresa ha capito che non deve lasciarsi guidare dallo spirito di timore, ma che deve trarre profitto dalle sue miserie. Pregare significa accettare la stessa esortazione che Gesù fece a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un’ora sola?» (Mc 14, 37-40) e di offrirgli il nostro sonno promettendo di essere più svegli la prossima volta. Teresa descrive un altro episodio durante il quale offriva un’insopportabile rumore che la distraeva durante l’orazione: «Restavo quindi tranquilla, mi sforzavo di unirmi a Dio, di non badare a quel rumorino … Era tutto inutile, sentivo il sudore che mi inondava ed ero obbligata a fare semplicemente un’orazione sofferta, ma soffrendo cercavo il modo di farla senza irritazione, ma con gioia e pace, almeno nell’intimo dell’anima mentre cercavo di amare quel rumore così spiacevole; invece di cercare di non sentirlo (cosa impossibile) provavo ad ascoltarlo attentamente come se fosse stato un concerto entusiasmante e trascorrevo tutta la mia orazione (che non era certo pacifica) a offrire questo concerto a Gesù» (Manoscritto C, folio 30). Si racconta anche di un rabbino condotto a morte nei campi di concentramento e che procedeva in questa dura prova recitando ad alta voce lo Shema’ Israel. Alcuni lo deridevano dicendogli: «Perché continui a pregare e a invocare il tuo Dio? Dove si trova affinché ti salvi?» L’uomo rispose: «ho sempre ripetuto questa preghiera dicendo a Dio che l’amavo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze ed ecco giunto il momento di dimostrarglielo. Il mio Dio è con me.» L’orazione del rabbino era questo grido di fiducia malgrado la prova. Che sia un’orazione caratterizzata da un certo benessere o da una sofferenza, dalla lode o dal desiderio, i santi ci invitano ad abbandonare le nostre armi, i nostri punti di vista e le nostre idee per accogliere la realtà per quella che è, offrendola a Gesù affinché possa offrirla al Padre. Ci dicono che l’essenziale è la nostra buona volontà di seguire Gesù e di perseverare nel desiderio di essere suoi e di unirci a Lui in corpo, anima e spirito.

Dio è con noi

Da un lato vogliamo unirci a Dio e conquistare il Regno con le nostre pratiche religiose e le nostre lotte quotidiane, poiché «il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono» (Mt 11,12). Dall’altro lato il Signore ci invita a riposarci sul suo cuore nelle prove gravose della vita e nelle interminabili crisi che le accompagnano. In tal modo pregare offrendo il proprio dolore fisico, pregare presentando a Dio tutta la collera che percepiamo nel combattimento della malattia, pregare piangendo per non essere in grado di perdonare un amico che ci ha tradito o in silenzio per non disturbare il vicino che lavora di fianco a noi, pregare senza altre armi se non la fede, la speranza e l’amore, non sono forse tutte forme di orazione gradite a Dio che scruta le menti e i cuori? (Ger 11, 20; 17, 10 e 20, 12; Ps 138, 13-24)

La citazione

«Per me la preghiera è uno slancio del cuore, è un semplice sguardo rivolto al Cielo, è un grido di riconoscenza e d’amore, sia nella prova sia nella gioia; di fatto è qualcosa di grande, di soprannaturale, che mi dilata l’anima e mi unisce a Gesù.» Santa Teresa di Lisieux

 

Per approfondire

Soltanto per oggi

  • Medito un passaggio della Scrittura che parla della prova e chiedo a Dio la grazia di vivere le prove in unione con Lui.

Letture

  • Secouer le sablier, Frank Ramsperger, Loyola House.
  • Oraison, Max Huot de Longchamp, Centre Saint Jean de la Croix.
  • Cos’é la mistica, Max Huot de Longchamp, Città Nuova , 2021

Link video

  • KTO, L’oraison de Thérèse d’Avila, un film de Léo Brézin, URL : https://www.youtube.com/watch?v=i-AcsgkRCyU
  • Jacques Gauthier, Qu’est-ce que l’oraison? URL : https://www.youtube.com/watch?v=YZAgRb7kRoc
  • Carmes d’Avon, Centre spirituel, Prendre le temps pour l’essentiel, un programme sur une année, URL: www.centrespirituel-avon.org

«Fedeli per sempre»

«Ascoltiamo il rimprovero che il Signore rivolge a coloro che pretendono di essere suoi fedeli: “Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all’alba svanisce.” (Os 6, 4). (…) Non è infatti difficile dire: “ti amo”, lo è di più quando si dice: “per sempre” e soprattutto quando occorre metterlo in pratica. Poiché “si è fedeli per sempre”. Fintanto che l’amato continua ad esercitare il suo fascino si resta attaccati a lui senza particolari sforzi. Ma affinché il fascino non diminuisca con l’emergere della realtà esistenziale, chi ama dovrebbe poterlo rinnovare per mantenerlo almeno al suo tenore iniziale (…) Poiché ciò che ieri giustamente vi affascinava merita di affascinarvi ancora oggi, se avete ancora la forza di elevarvi dal capriccio alla fedeltà, dalle recriminazioni alle melodie.»

(Père Jérôme, Car toujours dure longtemps, Le Sarment-Fayard, 1986, p. 162-163).

Il “Libro di Vita” è il testo fondante della spiritualità della Comunità. Puoi scaricarlo qui in italiano . La versione francese qui oppure puoi ordinarlo in francese da Editions des Béatitudes.

Oraison

Ces articles sur la vie d'oraison sont extraits du bulletin mensuel "Il est là !" publié à l'usage des membres de la Communauté des Béatitudes et de leurs amis. Il est rédigé par un collectif de laïcs, prêtres, frères et sœurs consacrés, membres de la Communauté, avec le désir de stimuler la vie de prière, essentielle à la vocation aux Béatitudes comme à toute vie chrétienne authentique... C'est pourquoi nous sommes heureux de vous partager ces contenus simples.

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