Vita di Preghiera: “Orazione e ascesi” (n°43)

Alla sequela dei santi del Carmelo concepiamo l’orazione come un «puro dialogo d’amore» con Dio (Libro di Vita n°57). Ma è possibile concepire un tale scambio d’amore senza ascesi e senza sacrificio? L’amore implica che lasciamo spazio all’altro in termini di tempo, di pensieri, di affettività…

Il desiderio scava in noi uno spazio in cui accogliere l’Altro. Quanto ad essa, l’ascesi ci aiuta a scavare e a tenere libero questo spazio soltanto per lui, consapevoli che soltanto Dio può colmare il vuoto in noi, rispondere alle nostre aspettative e soddisfare i nostri desideri. Ma di quale forma di ascesi parliamo?

Non tutte le ascesi sono cristiane

Occorre diffidare di un’ascesi fondata su una visione manichea, secondo cui lo spirito – buono – sarebbe prigioniero del corpo – cattivo. L’ascesi manichea dovrebbe liberarci dal corpo per aprirci allo spirito.

Questa concezione è contraria al mistero dell’Incarnazione. Il Verbo si è fatto carne nel grembo di Maria sotto l’azione dello Spirito Santo. Occorre amare il corpo, «tempio dello Spirito» (1 Cor 6, 19), con quell’amore salvifico con cui «Dio ha tanto amato il mondo» (Gv 3, 16).

Diffidiamo anche di un’ascesi fondata su una visione pelagiana, secondo cui ci salviamo e possiamo raggiungere Dio soltanto grazie ai nostri sforzi. Questa visione si oppone alla teologia della grazia, di cui Maria è stata colmata in occasione della visita dell’Angelo e dal momento della sua Immacolata Concezione.

L’ascesi cristiana, per contro, ci aiuta a prendere coscienza che la nostra carne (la nostra realtà umana concreta), buona e amata da Dio ma ferita dal peccato, è quella terra deserta, arida, senz’acqua che ha sete di Dio (Sal 62, 2).

Un’ascesi per amore in vista dell’orazione

È quindi l’amore che deve animare la nostra ascesi ai fini dell’orazione, vale a dire l’amore nei confronti di Dio e di noi stessi in vista della nostra salvezza. Che cosa posso darti Signore per dirti che ti amo e che soltanto Tu puoi colmare la mia vita e il mio essere? Che cosa devo purificare per fare spazio alla tua grazia? Il mio tempo? Il mio agire? I miei pensieri? Il mio rapporto con Internet? La mia affettività? Il mio corpo? Le mie comodità? I miei beni? La mia volontà? I miei progetti? Ognuno troverà la risposta adeguata con l’aiuto della propria guida, in base allo stato di vita, al dovere di stato, alle proprie responsabilità, alla vocazione propria e alla fase della vita spirituale che sta attraversando. Per potermi consegnare a Dio devo apprezzare sommamente questa libertà interiore, questo spogliamento; perdere tutto – dare tutto – per acquistare la perla preziosa (cfr. Mt 13, 43-46). È il «nulla» in vista del «tutto» di San Giovanni della Croce.

Devo continuamente riadattare questo sforzo d’ascesi. C’è un tempo per alzarsi pieni di gioia in piena notte per adorare, un tempo per fare uno sforzo di volontà per alzarsi, ma c’è anche un tempo per rinunciarvi per misericordia di un corpo affaticato. È in questi momenti che occorre ricordarsi che Dio colma il suo prediletto nel sonno (Ps 127, 2) e che il Signore preferisce «la misericordia al sacrificio» (Mt 9, 13). Facciamo tuttavia attenzione a non invocare la misericordia come scusa per la nostra pigrizia o la nostra tiepidezza e ricordiamoci che chi ha fatto questa affermazione è lo stesso che per amore si è offerto in sacrificio per noi.

Un’ascesi che scaturisce dall’orazione

Vi è un’altra faccia della relazione fra ascesi e orazione. Se colui che adoro è proprio l’Agnello di Dio, l’Agnello immolato per la salvezza del mondo, e se l’orazione non consiste soltanto nello stare davanti a Lui, ma nell’essere pienamente unito a Lui, allora l’orazione mi spinge ad offrirmi con Lui per la salvezza del mondo. M’incammino allora verso un altro tipo di ascesi spesso più passiva, nella quale sono decentrato da me stesso per lasciare che Cristo continui ad offrirsi attraverso di me. «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2, 20) e «completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Col 1, 24). È l’ascesi di Santa Teresina «seduta alla tavola dei peccatori» nella notte della fede, dopo essersi offerta come vittima all’amore misericordioso. È la ferita d’amore del Cuore di Cristo che ferisce d’amore il mio cuore quando mi lascio unire a Lui. L’ascesi consiste quindi nel non fuggire da questa ferita d’amore, nel non cercare altri rimedi se non quello di rifugiarci ancora più profondamente nella ferita del Cuore divino e lasciarla sanguinare su questo mondo attraverso le nostre ferite. È quanto esprime Santa Teresa di Lisieux: «Vivere d’amore significa asciugare il tuo volto, significa ottenere il perdono dei peccatori. O Dio d’amore, fa che rientrino nella tua grazia e che benedicano il tuo Nome in eterno (…) La bestemmia riecheggia fin nel mio cuore, per cancellarla voglio cantare in eterno il tuo santo Nome, l’adoro e lo amo, vivo d’amore!» (PN 17, strofa 11).

Ascesi ed escatologia

Nella gloria del Cielo contemplerò l’Agnello immolato, l’Ostia, il Cuore divino ferito per amore, vittorioso sulla morte. Anche l’orazione mi unisce inseparabilmente alla Croce e alla gloria del Cielo. Essa dà forma a quella «gioia dolorosa» così cara ai nostri fratelli d’Oriente, in quella pace paradossale espressa dalla testimonianza di San Silvano: «mantieni il tuo spirito nell’inferno e non disperare» o in quella luce che irradia dal volto e dal corpo del nostro padre San Serafino, benché così segnato dalla prova e dalla croce. L’ascesi consiste in questo caso a non fuggire dalla tensione fra il «già e non ancora» del Regno, a restare coinvolti dalla carità in questo mondo, lasciando tuttavia crescere in noi il desiderio del giorno in cui «Dio sarà tutto in tutti» (1 Cor 15, 28). Lo testimonia San Giovanni Battista quando si fa da parte per lasciare lo spazio a Cristo che ora battezza (cfr. Gv 3, 29-30).

È la carità animata dalla beata speranza dell’avvento di Nostro Signore che ci spinge ad abbracciare con il suo amore i nostri fratelli e le nostre sorelle, così come tutta la creazione nel desiderio del Cielo che ci libera progressivamente dalle concupiscenze di questo mondo.

La citazione

«Amare significa impegnarsi a spogliarsi e a privarsi per Dio di tutto ciò che non è Dio.»

San Giovanni della Croce

 

«Vincere l’amore di Cristo con il pentimento»

Come si può vincere l’amore di Cristo mediante il pentimento (tropario a San Serafino)? Fin dalla sua infanzia è guarito mediante la preghiera alla Vergine Maria. Agli inizi della sua vita monastica è rapito in estasi durante la liturgia ed emana già una luce particolare. Ma è soltanto dopo essersi ritirato nel deserto e aver trascorso mille giorni in ginocchio su una pietra. Che senso ha questa ascesi? Non si tratta di strappare qualche grazia al Cuore di Dio, ma di vincere (raggiungere) l’amore che Dio gli aveva già manifestato, di adeguarvisi testimoniando che si aspetta tutto soltanto da Lui e che per amore si coinvolge con Cristo nella lotta spirituale per la salvezza del mondo. È soltanto in seguito che, sempre più radioso, può testimoniare la tenerezza di Dio a tutti i pellegrini che vengono da lui, alle monache di Diveyevo, ma anche agli animali selvatici che si cibano dalle sue mani. La sua ascesi l’ha unito pienamente al cuore di Cristo consegnatosi sulla Croce ed elevato alla Gloria da dove fa discendere su di noi il dono dell’amore del Padre.

Per approfondire

Soltanto per oggi

  • Durante un momento di orazione chiedo al Signore: «Da che cosa devo liberarmi per amore in questo inizio di Quaresima per lasciare libero accesso alla tua grazia?»

Letture

– Le starets Séraphim de Sarov, Louis Albert Lassus, O.E.I.L.

– Je veux voir Dieu, prima parte, capitolo VI, « Ascèse thérésienne », Père Marie-Eugène de l’Enfant-Jésus, Edizioni del Carmelo

 

Il “Libro di Vita” è il testo fondante della spiritualità della Comunità. Puoi scaricarlo qui in italiano . La versione francese qui oppure puoi ordinarlo in francese da Editions des Béatitudes.

Oraison

Ces articles sur la vie d'oraison sont extraits du bulletin mensuel "Il est là !" publié à l'usage des membres de la Communauté des Béatitudes et de leurs amis. Il est rédigé par un collectif de laïcs, prêtres, frères et sœurs consacrés, membres de la Communauté, avec le désir de stimuler la vie de prière, essentielle à la vocation aux Béatitudes comme à toute vie chrétienne authentique... C'est pourquoi nous sommes heureux de vous partager ces contenus simples.

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