I sensi spirituali
Voglio vedere Dio!
È il desiderio di vedere Dio o, meglio, di gioire di Dio (gozar de Dios) che spinge Santa Teresa d’Ávila, ancora bambina, a fuggire verso il Paese dei Mori per morirvi martire (cfr. Vita 1, 4). Molto prima di lei, la fidanzata del Cantico, che simboleggia l’anima credente, inizia il suo poema con un grido estremamente «sensuale»: «Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, migliore del vino è il tuo amore. Inebrianti sono i tuoi profumi per la fragranza» (Ct 1, 2-3).
Questo desiderio non è forse iscritto nelle profondità del cuore umano? Vederlo, ascoltarlo con le proprie orecchie, toccarlo con le proprie mani, abbracciarlo, baciarlo e lasciarsi impregnare dal suo profumo divino come l’hanno fatto Maria Maddalena e i discepoli: «Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (…) quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi.» (1 Gv 1.3)
Ma come sarebbe possibile tutto questo? È vero che per mezzo di Gesù, Dio si è rivelato! Il Verbo fatto carne ha realmente abitato fra gli uomini. Molti hanno avuto la grazia di contemplarlo, di ascoltarlo, di lasciarsi guarire dal suo tocco e di convertirsi al suo sguardo! Ma questo è avvenuto soltanto per un breve lasso di tempo. Quelli che non sono stati suoi contemporanei sarebbero quindi destinati a una fede pura come sembra dire Gesù a San Tommaso: «Beati quelli che pur non avendo visto crederanno» (Gv 20, 29)?
I sensi spirituali
Le Scritture invitano tuttavia ad assaporare il gusto di Dio attraverso un vocabolario inerente ai sensi: «Gustate e vedete com’è buono il Signore» (Sal 34, 9) o ancora «Beati i puri di cuore perché vedranno Dio» (Mt 5, 8). Nell’Apocalisse Gesù stesso ci invita ad ascoltarlo: «Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3, 20).
Origene, uno dei primi Padri della Chiesa, capisce che oltre ai sensi del corpo l’uomo possiede sensi cosiddetti spirituali, destinati alla comprensione del mondo divino e immateriale: è l’occhio dello spirito che percepisce Dio, che gioisce alla sua vista nella contemplazione e che è continuamente attirato da Lui. Questa percezione è in un certo senso immediata, di un ordine diverso rispetto al ragionamento, una forma di esperienza di Dio che illumina lo sguardo, che permette di gustare la sua dolcezza, di sentire la sua presenza, di riconoscere il suono della sua voce che è unica.
Sviluppare i sensi spirituali
Come per i sensi del corpo, per crescere nella conoscenza e nell’amore di Dio, siamo invitati a sviluppare i sensi interiori. L’orecchio di un bambino che si esercita con la musica diventa «musicale». Parallelamente l’occhio di un pittore sviluppa la propria sensibilità nella misura in cui sarà educato nella cultura artistica e nella contemplazione della creazione.
Allo stesso modo, più il nostro cuore si esercita nella lettura e nella meditazione della Parola di Dio, più il nostro «orecchio spirituale» impara a riconoscere la voce del Buon Pastore. Più la nostra anima si impegna con regolarità in una preghiera interiore silenziosa, più riuscirà a percepire «i passi di Dio» quando viene a passeggiare nel nostro giardino, e più essa si lascerà toccare dalla sua presenza e catturare dal suo profumo. Quando l’orazione diventa un appuntamento regolare e fedele, la nostra vita interiore è alimentata da un cibo spirituale e il nostro gusto si affinerà e si delizierà delle «cose divine». È ciò che Sant’Agostino definisce la «fruizione»: si tratta del «godimento spirituale» che i sensi interiori danno, poiché l’esperienza di Dio è «deliziosa». Diadoco di Fotice parla di una gioia colma e traboccante: «lo Spirito Santo fa gustare all’anima in un totale sentimento di pienezza la dolcezza di Dio».
L’esperienza spirituale di Sant’Ignazio di Loyola lo indurrà a proporre nei suoi Esercizi spirituali ciò che chiama «l’applicazione dei sensi» nella meditazione dei misteri della vita di Gesù. Il metodo consiste nel vivere la scena evangelica come «in presenza» per lasciarla diventare vivente e, attraverso di essa, lasciare che Dio ci parli. Per questo invita a immaginare le persone, i luoghi, a «vederli», ad «ascoltare» ciò che dicono, a «sentire» il vento, il calore, la tensione, il profumo, a «toccare» Gesù o a lasciarsi toccare da lui, dalla sua dolcezza, dal suo modo di parlare, di mangiare, di camminare e così via per «sentire e gustare le cose interiormente».
Più la persona persevera nel prestare un’attenzione interiore a Dio, più i suoi sensi interiori si affinano, facendo maturare la sua capacità di discernere le «voci» che gli parlano. Fra una gran quantità di suoni un bambino riconosce da lontano il rumore dei braccialetti della sua mamma che si avvicina, ricordandogli più o meno coscientemente tutte le volte in cui lo sollevava, stringendolo contro il suo cuore in un gesto d’amore.
Purificazione o notte
Capita tuttavia di perdere il gusto di Dio, che il suo volto si nasconde e che né udito, né profumo, né tocco percepiscano l’Amato (cfr. Ct 3, 1). Questa prova assomiglia a ciò che San Giovanni della Croce definisce «notte dei sensi». Essa è necessaria a far progredire l’anima, poiché vi è il pericolo di ricercare il gusto di Dio piuttosto che Dio stesso, interrompendo il cammino verso l’unione divina. Nella «notte passiva dei sensi» Dio si incarica della purificazione per condurre l’anima a un amore più grande, comunicandosi a lei non mediante un discorso o i sensi, ma attraverso la semplice contemplazione. Alla fine della notte l’anima è più umile, più adatta a ricevere profonde illuminazioni, una soavità spirituale e un amore puro.
La luce del cuore
Il Signore «illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati» (Ef 1,18). Egli ci chiama a diventare «il tempio dello Spirito Santo», sapendo riconoscere la sua voce, reagire ai suoi tocchi divini, assaporare la sua presenza quando ci è dato di sentirla e diventare il suo profumo nel mondo. La nostra speranza è di perseverare nell’amore quando il gusto di Dio viene a mancare, di credere che un giorno la luce splenderà e che presto nel Regno «noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3,2)!
La citazione
« Ora per i cuori che aspirano alla luce divina, per i figli della luce che faticano ancora nelle tenebre di questa vita, può esserci una visita più dolce e una consolazione più grande di vedere a volte, anche se per poco, con gli occhi del cuore illuminati, perlomeno attraverso un lampo fugace della grazia illuminante, colui che si svela; di sentire l’autore delle promesse e di capire l’immensa misericordia (…) che si scopre essere presente in Dio.»
Guillaume de saint Thierry
Per approfondireSoltanto per oggiDurante l’orazione del tempo di Avvento posso chiedere tutti i giorni che si sviluppino in me i sensi spirituali. Da parte mia cerco di essere attento a ciò che succede in me quando sono alla presenza di Dio. Come riecheggia in me la parola del Vangelo? Riescono gli occhi del mio cuore a «vedere» l’invisibile, vale a dire Dio presente nell’ostia o al mio fianco? Posso fare l’esercizio di un silenzio più profondo per discernere il tocco divino quando si prega e chiedergli di gustare la sua dolcezza. Letture– L’expérience de Dieu dans la prière, Matta El Maskîne, Éditions Abbaye de Bellefontaine, « Le renouvellement des sens », p. 335-339. – Dictionnaire de spiritualité, volume XIV, article « Les sens spirituels », Mariette Canévé, p. 599. |
Testimonianza di Megan Chalfant, artista pittrice americana
Nella mia esperienza di preghiera la bellezza è stata uno strumento fondamentale per approfondire la mia sensibilità spirituale e aiutarmi a restare sensibile a Dio anche dopo aver terminato i miei momenti di orazione. Quando vedo la bellezza nel mondo, posso sentire che Dio desidera parlare e vengo allora attirata alla preghiera per ascoltarlo, vederlo, sentirlo dentro di me. Per me la bellezza è una maniera di «leggere» la Parola che Dio ha scritto nel mondo ed essa spalanca i miei occhi per farmi stupire della bellezza del mio universo spirituale interiore.
Il “Libro di Vita” è il testo fondante della spiritualità della Comunità. Puoi scaricarlo qui in italiano . La versione francese qui oppure puoi ordinarlo in francese da Editions des Béatitudes.