Vita di Preghiera: “Conoscenza di Dio e di sé” (n°27)

Conoscere in senso biblico significa entrare in una relazione personale, «comprendere» nel senso di «circondare», amare, unirsi. La Bibbia abbonda di termini relativi alla conoscenza di Dio, poiché Dio desidera farci gustare questa intimità d’amore, che racchiude ciò che siamo, che ci rende liberi e che ci fa diventare profondamente noi stessi. L’orazione è la via per crescere in questa conoscenza. Non è forse un dialogo profondo fra l’anima e Dio che suscita un’intimità che può condurre fino all’unione delle volontà? Ma se l’orazione mi consente di fare questo cammino verso il mio cuore è innanzitutto perché sono io stesso conosciuto, compreso, amato, salvato.

Dio mi conosce…

«Natanaele gli chiese: “Come mi conosci?”» (Gv 1, 48) «Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato» (Ger 1,5). L’orazione mi pone davanti al Vivente, che è il mio creatore e il mio salvatore. Mi conosce ben prima del mio concepimento, mi ha accompagnato su tutte le mie strade, da sempre conosce il mio cuore meglio di chiunque altro. L’intero salmo 139 esprime bene questa realtà.

Questa conoscenza è la presenza e la vicinanza di Dio che è «più intimo a me di me stesso», secondo le parole di Sant’Agostino: Dio mi conosce e desidera rivelarsi a me.

…e mi invita a conoscerlo nello Spirito Santo

«Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.» (Gv 17,3).

Secondo il racconto di Adamo ed Eva si può ritenere che la radice del peccato è legata a una certa paura di Dio che genera diffidenza. Quest’ultima può derivare da false immagini che popolano la nostra immaginazione, il nostro inconscio o il nostro cuore ferito. Desiderio di Gesù è che possiamo accedere al frutto che ci guarisce: l’autentica conoscenza del Padre, che è soltanto «amore e misericordia», e la viva relazione con il Figlio, che ci permette di accedere gratuitamente e da subito alla vita eterna.

«M’introduca il re nelle sue stanze» dichiara l’amata del Cantico, consapevole di essere chiamata all’unione con lo Sposo. Queste «stanze» ci ricordano la camera più nascosta del «castello interiore», quel luogo inaccessibile in cui Dio si rivela all’anima e gli permette di conoscerlo per la grazia dello Spirito Santo. Quando dedico regolarmente e fedelmente del tempo al silenzio e all’ascolto, faccio esperienza di una più profonda conoscenza di Dio grazie a una luce interiore, a un’ispirazione o ad alcune parole della Bibbia che sgorgano in me con significati nuovi. «Dio è tenerezza e pietà»; «Dio è amore»; «Sono la via, la verità e la vita»; «lo Sposo»; «il Consolatore» ecc. Cresce così una conoscenza spirituale che il contemplativo acquisisce in una luce divina: «Dio si rivela come luce mediante il dono dell’intelligenza e si lascia sperimentare come amore mediante il dono della saggezza» (P. Marie-Eugène di Gesù Bambino). Man mano che avanza nella vita contemplativa, l’anima conosce Dio a livelli diversi: dalla «conoscenza per fede della verità rivelata» fino all’«unione trasformante».

D’altra parte la pratica fedele dell’orazione acuisce i «sensi spirituali», di cui parlano i Padri della Chiesa e che sono la vista, l’udito, il tatto, l’olfatto, e il gusto di Dio. Grazie alla preghiera nuove dimensioni spirituali si manifestano nell’uomo, che mediante il suo spirito diventa capace di vedere Dio che è «con noi», di sentirne la voce nell’intimo del proprio cuore e nella sua Parola, di percepire la sua presenza, di sentirne il soave odore e di gustarne la bontà: «Gustate e vedete quanto è buono il Signore!» (Sal 33, 9).

Questa luce spirituale acquisita mediante la preghiera conduce progressivamente a una conoscenza più ampia di sé.

…e a conoscermi in Lui

«Non conoscevo il mio cuore» (Ct 6,12) canta la sposa del Cantico dei cantici. È l’incontro con l’amore che le rivela la sua identità, scoprendosi attraverso gli occhi dell’amato. La conoscenza di Dio è quindi strettamente connessa alla conoscenza di sé, poiché la relazione con il divino rivela l’uomo a se stesso e, come in ogni relazione di fiducia, vince le resistenze interiori: essere alla presenza di Dio significa essere immersi allo stesso modo nella luce dell’amore e in quella della verità, poiché «misericordia e verità s’incontreranno» (Sal 84,11).

Quando il tempo d’orazione diventa incontro silenzioso, ascolto e accoglienza, il Signore, che si occupa della mia felicità, mi rivela i tesori del mio essere, le bellezze nascoste che fanno la mia unicità, le mie ricchezze spirituali, ma anche le incoerenze da superare, le erbacce da strappare, i massi da togliere e i rami secchi da tagliare nel mio giardino interiore. In altre parole la vita di preghiera ci apre gli occhi sulla bellezza che ci abita e anche su tutto ciò che ci impedisce di progredire spiritualmente e ostacola la nostra unione con Dio: peccati, attaccamenti, cattive tendenze ecc.

Con il tempo e l’attenzione rivolta fedelmente alla presenza costante di Dio in essa, la persona che riconosce i propri punti deboli e quelli forti diventa più attenta e sensibile ai movimenti interiori del proprio cuore, nonché abile nel discernere le voci che l’attraversano: sarà così smascherato fin dal suo apparire quel pensiero di gelosia o di giudizio e sarà sostituito da una parola di benedizione; o quell’impulso di disistima susciterà, invece della critica o del lamento, un certo distacco interiore impregnato di sana autoironia. «Questa conoscenza di se stessi illuminata da Dio assicurerà equilibrio alla vita spirituale [dell’anima] e la renderà nel contempo umana e sublime, pratica e allo stesso tempo molto elevata» (P. Marie-Eugène di Gesù Bambino). Dio desidera svelarsi e, proprio perché ci chiama suoi «amici», si rivela a noi e ci rivela a noi stessi.

Lasciamoci condurre in questo movimento d’amore, la cui parola chiave è «umiltà».

La citazione

«Conoscerete l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio» San Paolo Ef 3,19

 

Per approfondire

Soltanto per oggi

  • Cerco di ricordare ciò che Dio mi ha rivelato di se stesso attraverso uno dei suoi attributi: mi ci soffermo, dedico del tempo per gustare interiormente questo «svelarsi divino», chiedendogli di svelarsi ulteriormente.

Libri

  • Il libro di riferimento di P. Marie-Eugène di Gesù Bambino, Voglio vedere Dio:

    – 1a parte cap. 3: Conoscenza di sé

    – 3a parte cap. 7: La contemplazione soprannaturale

    – 3a parte cap. 9: Teologia e contemplazione soprannaturale

    – 3a parte cap. 10: La fede e la contemplazione soprannaturale – Caratteri della conoscenza di fede

    – 5a parte cap. 7: Fidanzamento e matrimonio spirituale

    – 5a parte cap. 8: L’unione trasformante

 

Il “Libro di Vita” è il testo fondante della spiritualità della Comunità. Puoi scaricarlo in francese qui oppure ordinarlo da Editions des Béatitudes. Il testo in italiano sarà disponibile prossimamente.

Oraison

Ces articles sur la vie d'oraison sont extraits du bulletin mensuel "Il est là !" publié à l'usage des membres de la Communauté des Béatitudes et de leurs amis. Il est rédigé par un collectif de laïcs, prêtres, frères et sœurs consacrés, membres de la Communauté, avec le désir de stimuler la vie de prière, essentielle à la vocation aux Béatitudes comme à toute vie chrétienne authentique... C'est pourquoi nous sommes heureux de vous partager ces contenus simples.

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