Vita di Preghiera: “Come immergersi nell’orazione?” (n°25)

Il tempo dedicato alla preghiera è molto prezioso e occorre il desiderio di viverlo bene affinché non diventi un’abitudine ma sia fecondo. È tuttavia un ambito di grande libertà personale: ognuno entra in contatto con Dio scoprendo come lo Spirito Santo ne modella progressivamente il dialogo. Senza voler imporre regole o limiti, ci permettiamo qualche considerazione a tale proposito.

Quando è utile interrogarsi

A volte il problema non si pone nemmeno perché si entra facilmente nel raccoglimento, in una relazione d’amore con Dio. Oppure il cuore si sfoga spontaneamente davanti al Signore. O ancora si manifestano grazie speciali, come una forte influenza di Dio, che diventa il padrone assoluto della nostra preghiera. Può anche capitare di attraversare una prova difficile e allora la preghiera si trasforma in un grido che dal profondo della nostra miseria sale a Dio senza sforzi particolari. Ma in altre circostanze il problema si pone, perché non ci viene spontaneo pregare come evocato in precedenza e spetta a noi decidere come trascorrere questo tempo.

L’inizio e la fine

Un padre gesuita diceva che occorre avere cura soprattutto dell’inizio e della fine dell’orazione, mentre per il resto si fa quel che si può!

Occorre innanzitutto prestare attenzione a come s’inizia: immergersi nel momento presente, mettersi veramente alla presenza di Dio, in un atto d’amore e di fede. L’appuntamento con il Signore è il frutto del profondo desiderio nel godere di questo immenso regalo che ci viene fatto. Possiamo invocare lo Spirito Santo, affidarci a Maria o entrare in questo tempo speciale in altro modo.

La conclusione: anche se il tempo di preghiera non ci è sembrato proficuo, non dobbiamo mai andarcene tristi o scoraggiati. Aver trascorso un momento con Dio è sempre un regalo di cui ringraziarlo con convinzione. Anche se sono stato piuttosto assente, Lui era presente e ha certamente fatto qualcosa nel mio cuore! Devo sempre essere grato e sicuro di poter contare sul Signore. Una preghiera «mancata» per gran parte del tempo può essere «recuperata» negli ultimi tre minuti grazie a un profondo atto di umiltà e di fiducia nonché una decisione risoluta di continuare il proprio cammino con Dio. La gratitudine deve essere ancora più profonda se abbiamo vissuto un bel momento e la decisione ancora più risoluta di continuare, se Dio ci ha fatto capire ciò che si aspetta da noi.

Fra l’inizio e la fine

Che cosa dire del tempo fra questi due estremi?

Ci sono ovviamente mille modi di trascorrere del tempo con il Signore: parlargli spontaneamente, ringraziarlo, invocare la sua grazia, presentargli le proprie necessità e quelle degli altri. Possiamo ruminare un testo della Scrittura, ripeterlo e lasciarlo penetrare nel nostro cuore, considerarlo in tutto ciò che ci dice… Possiamo prendere spunto da un salmo che ci piace e che ci fa bene. Possiamo anche (soprattutto se siamo distratti e facciamo fatica a entrare in un clima di preghiera) leggere qualche passaggio di un’opera spirituale significativa e che ci riorienta verso Dio, ci dispone all’ascolto e nutre i nostri buoni propositi di fiducia, di amore e di generosità.

Anche la «preghiera del cuore» può essere di grande aiuto: si può ripetere in modo semplice e dolce il nome di Gesù, facendo attenzione alla sua presenza nel nostro cuore. Un’altra possibilità, non di secondaria importanza, è la recita del rosario. Soprattutto in tempi difficili il rosario può essere la preghiera di chi non riesce più a pregare; con questo povero e semplice strumento Maria può renderci partecipi del suo raccoglimento e della sua apertura a Dio.

Le diverse modalità menzionate possono anche essere combinate fra loro durante lo stesso tempo di orazione. Occorre però evitare di saltellare continuamente da una modalità all’altra di preghiera, perdendo quella continuità di tempo che vi si dedica.

La regola in questo ambito è semplice: facciamo ciò che ci fa bene, che ci aiuta a essere attenti alla presenza di Dio, ad accogliere il suo amore, ciò che nutre la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carità.

A volte l’unica cosa che ci resta da fare è affidare a Dio la nostra incapacità di pregare! Rimanere nonostante l’aridità, la noia, addirittura il disgusto, può essere una vera e propria preghiera. Tanto più che non vi è in questo caso nessuna gratificazione dell’amor proprio!

Preghiera attiva o passiva

Fondamentale inoltre è discernere fra i momenti in cui occorre essere attivi e quelli in cui occorre invece essere passivi nell’orazione.

A volte occorre essere attivi, altrimenti non succede niente e si rimane nella pigrizia, nella routine. Occorre meditare, leggere, parlare, attivare e nutrire la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore.

A volte invece occorre lasciar perdere la lettura, la meditazione, l’attività e restare piuttosto tranquilli e silenziosi, poiché lo Spirito Santo ci introduce per grazia in una dimensione contemplati-va: sentiamo nel nostro cuore un’inclinazione a restare tranquilli, senza attività particolare dell’intelletto, ma con un’attenzione semplice e amorevole verso la presenza di Dio. Il pensiero e l’immaginazione possono vagare un po’, ma nel cuore permane un’attenzione amorevole verso Dio e questo basta. Non sono necessari molti pensieri e molte parole, basta semplicemente mantenere quest’attenzione amorevole del cuore.

Conclusione

Se siamo fedeli all’orazione e facciamo del nostro meglio per utilizzare bene il tempo che vi dedichiamo, è molto probabile che con la grazia di Dio un giorno potremo dire alla stregua dell’anima di cui parla San Giovanni della Croce nel suo Cantico Spirituale:

«Ormai non ho più altre attività, la mia sola occupazione è amare». (Strofa 20)

Lo Spirito Santo possa benedire la nostra buona volontà e donarci la fedeltà e il discernimento necessari.

 

La citazione

«Nella nostra vita quotidiana mettiamo a disposizione degli altri le nostre capacità. Nella nostra preghiera offriamo la nostra parte d’impotenza. È ciò che la rende sempre possibile e attuale. Niente deve impedirla, nemmeno la nostra incapacità di prega-re.» Martin Steffens

 

Per approfondire

Soltanto per oggi

  • Dedico un momento per rileggere il tempo fra l’inizio e la fine delle mie ultime orazioni. Se non sono in «un’attenzione semplice e amorosa» verso Dio, scelgo di praticare con maggiore regolarità una o due modalità fra quelle proposte.

Libri

  • Testi di Giovanni della Croce sul passaggio dalla meditazione alla contemplazione: Salita del Carmelo, libro 2, capitoli 12 e 13.
  • Imparare a pregare per imparare ad amare, Jacques Philippe, Gribaudi
  • Articolo di Martin Steffens in La Croix del 17 aprile 2020 : https://www.la-croix.com/Priere-2020-04-17-1101089794

 

Il “Libro di Vita” è il testo fondante della spiritualità della Comunità. Puoi scaricarlo in francese qui oppure ordinarlo da Editions des Béatitudes. Il testo in italiano sarà disponibile prossimamente.

Oraison

Ces articles sur la vie d'oraison sont extraits du bulletin mensuel "Il est là !" publié à l'usage des membres de la Communauté des Béatitudes et de leurs amis. Il est rédigé par un collectif de laïcs, prêtres, frères et sœurs consacrés, membres de la Communauté, avec le désir de stimuler la vie de prière, essentielle à la vocation aux Béatitudes comme à toute vie chrétienne authentique... C'est pourquoi nous sommes heureux de vous partager ces contenus simples.

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