Vita di Preghiera: “Agire restando uniti a Dio” (n°20)

L’azione è un bene

Povera Marta! È spesso assimilata a un’«attivista» che si lamenta della sorella «illuminata e sognatrice», lodata dal Signore: «Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta». (Lc 10, 42). Eppure è proprio Marta che ci interpella maggiormente, visto che siamo così spesso attivi, magari con il desiderio di servire proprio Gesù. Ma è possibile agire restando uniti a Dio?

In sé l’azione è una buona cosa. Dio stesso agisce fin dal principio. In sei giorni crea il mondo e ne resta affascinato, perché la sua opera è buona. Lo Shabbat è un ricordo di questa attività divina, che prosegue anche nel giorno del riposo: «Il Padre mio opera sempre e anch’io opero». (Gv 5,17).

Quando Dio crea l’uomo e la donna, ordina loro di lavorare il giardino (la fatica e il sudore verranno soltanto dopo la caduta): «Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.» (Gn 2,15).

Non possiamo quindi contrapporre azione e contemplazione, come se la prima fosse soltanto un’imposizione, mentre l’altra fosse perfetta.

Una questione complessa

L’agire umano è tuttavia una questione complessa. Fin dall’antichità i filosofi ne hanno fatto spesso oggetto di riflessione. Già Aristotele ne parla in Etica a Nicomaco nel IV secolo a.C. La sua riflessione sarà ripresa dai teologi cristiani del Medioevo. In molti hanno cercato successivamente di capire perché abbiamo bisogno di creare, di costruire, di fare… Questione fondamentale che sembra interessare l’essenza stessa dell’uomo.

Gli autori classici evocano tre dimensioni dell’azione: il fare, che interessa la dimensione materiale; l’agire, con una componente etica o morale; la contemplazione come aspetto completamente interiore. San Giovanni Paolo II, nel suo libro “Persona ed atto” definiva l’agire umano in questi termini: «L’azione rivela la persona e noi guardiamo la persona attraverso il suo agire.» Eccellente sintesi della questione! L’azione ha in effetti una dimensione oggettiva, grazie alla quale siamo in grado di creare oggetti, di trasformare il mondo. Ma essa ha anche una dimensione soggettiva, che spiega il fatto che ciò che facciamo ad extra ci cambia ad intra.

In effetti la dimensione interiore dell’azione è molto importante. In tutto ciò che facciamo, aspiriamo a un’integrazione del nostro essere e, in tal modo, a poter fare veramente ciò che desideriamo e nel modo in cui lo desideriamo. Ma non è sempre ciò che succede: «infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio», scrive San Paolo (Rm 7, 19). Nel nostro agire viviamo pertanto un combattimen-to interiore.

Ma se in questa lotta è presente il Signore e se l’unione con Dio rappresenta la colonna vertebrale della nostra esistenza, tutto cambia… Nella misura in cui viviamo unificati in tutte le dimensioni del nostro essere – ciò che è reso possibile dall’azione dello Spirito Santo e da una conversione permanen-te – il nostro agire riceve lo slancio che lo rende veramente efficace e buono.

Due punti di riferimento

Per poter verificare questa unificazione del nostro agire, esistono due punti di riferimento.

Il primo è la motivazione dell’agire. Nel suo libro Persona ed atto San Giovanni Paolo II scrive che «ogni azione contiene in sé un certo orientamento di intenzione, si dirige verso determinati oggetti o insieme di oggetti precisi, va oltre la persona.» Verso che cosa si dirige il nostro agire quando decidiamo di intraprenderlo? Qual è la nostra intenzione? Se siamo docili alle ispirazioni dello Spirito Santo e ci lasciamo guidare da Lui, allora il nostro agire sarà un prolungamento e uno strumento di unione con Dio. È pertanto essenziale poter esaminare corretta-mente i movimenti del nostro cuore. In Alla scuola dello spirito Santo padre Jacques scrive:

«Dove nascono le ispirazioni della grazia? Certamente non nella nostra immaginazione e nemmeno nella nostra testa, ma nel profondo del nostro cuore. Per riconoscerle occorre quindi essere attenti a ciò che succede in esso, ai movimenti che possiamo distinguervi e discernere quando questi movimenti provengono dalla nostra natura, dall’azione del demonio o dall’influsso dello Spirito Santo.»

Questo si applica a tutte le nostre attività, anche alle più comuni, come quelle lavorative o di servizio.

Il secondo punto di riferimento è la rilettura della nostra attività mediante una specie di esame di coscienza di ciò che facciamo e della maniera in cui lo facciamo. L’agire è una realtà dinamica, per cui è opportuno un discernimento costante dall’inizio alla fine man mano che si presentano le scelte da operare.

La carità dovrebbe sempre essere il criterio ultimo del nostro agire, al di là dell’efficacia o di altri valori prettamente umani, poiché «al tramonto della vita saremo giudicati sull’amore» (San Giovanni della Croce). La carità è la più grande virtù che non tramonterà mai, ci assicura San Paolo (cfr. 1 Cor 13, 13).

L’agire celeste

In un modo o nell’altro l’azione ci provoca sempre. A volte le difficoltà incontrate o gli insuccessi subiti mettono a nudo i nostri limiti. I successi che sperimentiamo di tanto in tanto sono fonte di gioia e di fierezza assolutamen-te legittimi. In un caso come nell’altro abbiamo l’opportunità di affidarci a Dio, nella fiducia e nell’abbandono o nell’azione di grazie e nel ringraziamen-to: «E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.» (Col 3, 17).

Con il nostro agire siamo chiamati a trasformare il mondo. Non vi sono quindi scuse per rifiutare questo slancio insito nella natura umana! Ma potremo farlo correttamente soltanto se restiamo attaccati a Cristo, che è diventato la chiave di volta della creazione e in cui tutto ciò che facciamo ha senso.

 

La citazione

«Sulla superficie della nostra vita gli avvenimenti si succedono come le onde che non modificano la profondità del mare né il senso della nostra vita, che deve sempre essere un cammino verso Dio.» Beato Fr. Luc Dochier

 

Per approfondire

Soltanto per oggi

  • Quale attività mi richiede più tempo? Qual è quella più importante per me nel quotidiano? Per essa mi sento inviato da Dio?
  • Come affronto le difficoltà e gli insuccessi nel mio agire? E i successi?
  • Nella rilettura della mia giornata mi chiedo quale intenzione abbia animato una determinata azione.

Libri

  • Dio nell’azione. La mistica apostolica secondo Teresa d’Avila, François-Regis Wilhélem, Libreria Editrice Vaticana

 

Il “Libro di Vita” è il testo fondante della spiritualità della Comunità. Puoi scaricarlo in francese qui oppure ordinarlo da Editions des Béatitudes. Il testo in italiano sarà disponibile prossimamente.

 

È Dio che viene ad amarci …

«Ogni piccola azione è un avvenimento immenso in cui ci è offerto il Paradiso e in cui possiamo offrire il paradiso. Non importa ciò che dobbiamo fare: impugnare una scopa o una penna; parlare o tacere; rigovernare o tenere una conferenza; curare un malato o scrivere a macchina. Tutto ciò è soltanto la corteccia di una realtà splendida, l’incontro dell’anima con Dio, rinnovata ad ogni istante, ad ogni istante potenziata in grazia, sempre più bella per il suo Dio. Suonano alla porta? Corriamo ad aprire. È Dio che viene ad amarci. Un’informazione? Eccola. È Dio che viene ad amarci. È il momento di metterci a tavola: andiamoci. È Dio che viene ad amarci. Lasciamolo fare.»

Madeleine Delbrêl, La santità delle persone comuni

 

Oraison

Ces articles sur la vie d'oraison sont extraits du bulletin mensuel "Il est là !" publié à l'usage des membres de la Communauté des Béatitudes et de leurs amis. Il est rédigé par un collectif de laïcs, prêtres, frères et sœurs consacrés, membres de la Communauté, avec le désir de stimuler la vie de prière, essentielle à la vocation aux Béatitudes comme à toute vie chrétienne authentique... C'est pourquoi nous sommes heureux de vous partager ces contenus simples.

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