Vita di Preghiera: L’unione con Dio (n°2)

«Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore.» (Os 2, 21-22) Non desideriamo forse che si realizzino per noi le promesse della Scrittura? Lo scopo della nostra vocazione è niente meno che l’unione con Dio. Conoscerlo intimamente e amarlo ardentemente, così come da Lui siamo amati e conosciuti! Vogliamo «rimanere in Lui come Egli rimane in noi» (Gv 15, 4). Desideriamo anche poter dire con San Paolo: «Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me» per poter diventare, secondo quanto dice San Pietro, «partecipi della natura divina» (2 Pt 1, 4). Vogliamo vivere secondo il motto «tutto ciò che è mio è tuo!» che è specifico del mutuo donarsi degli sposi, anche se occorre acconsentire alle dolorose purificazioni necessarie per questa unione, che richiede una grande purezza di cuore.

Oltre alla Scrittura, anche il nostro attaccamento alla tradizione del Carmelo ci invita ad aspirare ardentemente a questa dimensione nuziale dell’esistenza cristiana. I magnifici testi di Giovanni della Croce, che descrivono lo splendore dell’anima trasformata in Dio, ci offrono un orizzonte e una speranza straordinari: «In questo stato l’anima ama Dio con la stessa intensità con la quale è amata da Lui, poiché un solo amore è comune a entrambi. Ne consegue che non soltanto l’anima è educata ad amare, ma anche che essa diventa maestra d’amore, essendo unita al suo stesso Maestro d’amore; essa rimane in tal modo lieta, poiché non lo è affatto fintanto che non sia pervenuta a questo amore, che consiste nell’amare perfettamente Dio con lo stesso amore con cui Egli si ama.» (Cantico spirituale A, str. 37)

A volte l’unione con Dio può essere sperimentata in modo sensibile, ripercuotersi nelle diverse dimensioni della persona (potenziare la volontà, colmare la memoria, illuminare l’intelligenza, rallegrare la sensibilità e anche il corpo) e farci gustare una gioia, una felicità, una pienezza che superano infinitamente tutto ciò che il mondo può offrire. Ma non è sempre il caso. Più che un possesso, la vita cristiana sulla terra è spesso un desiderio e un’attesa dello Sposo… Desiderio che si esprime e si mantiene acceso soprattutto grazie alla fedeltà alla preghiera contemplativa.

Sappiamo che l’essenza dell’unione non sta nel sentimento, ma nella volontà: volere soltanto ciò che Dio vuole per noi. Chi nella povertà, nell’oscurità e nella sofferenza accetta con fede la propria condizione può essere più unito a Dio di chi beneficia di consolazioni sensibili. Ci sono a volte compiti che ci impegnano così intensamente da non lasciarci il piacere di pensare a Dio o di percepire la sua presenza e nei quali siamo profondamente uniti a Dio perché stiamo facendo semplicemente ciò che si aspetta da noi. Teresa ci insegna che la monotonia del sacrificio unisce con più certezza a Dio dell’estasi.

San Giovanni della Croce sostiene che più l’anima ha fede speranza e carità e più è unita a Dio. Ma come tutti sappiamo, a volte siamo chiamati a credere senza vedere, a sperare senza possedere e ad amare senza provarne soddisfazione. Il grado di unione con Dio è difficilmente misurabile. Molti santi hanno vissuto una profonda unione con Dio percependo interiormente una povertà estrema. Come per la piccola Teresa nei suoi ultimi anni o per madre Teresa di Calcutta, anche se l’unione con Dio è reale e profonda, non sempre l’anima la percepisce; essa percepisce a volte tenebre profonde e si sente piuttosto «a tavola con i peccatori» che non nell’anticamera del Paradiso! Il Signore permette che i suoi amici – e questo sembra succedere spesso ai giorni nostri – sentano tutto il peso del peccato del mondo e vivano così una misteriosa solidarietà. Se vi fossero criteri per valutare il grado di unione di una persona con Dio, non li troveremmo nell’ambito sensibile. I criteri più sicuri sarebbero piuttosto una profonda umiltà, una carità attenta a coloro di cui condividiamo la vita, l’accettazione serena e fiduciosa di tutto ciò che ci può succedere, comprese delusioni e sofferenze. L’accoglienza della Croce è il mezzo più efficace per procedere sul cammino dell’unione …

Se nessuno può misurare il proprio grado di unione con Dio, conosciamo però con certezza la via che vi ci porta: quella della fedeltà alla preghiera, della povertà di cuore, dell’umiltà, della pazienza, della mitezza, del servizio umile, della purezza di cuore, della misericordia, della pace, in una parola la via delle Beatitudini. Non vi sono altre porte per accedere al Regno. Ecco un passaggio di una lettera di padre Marie-Étienne Vayssière (nel libro Consentir à l’amour, Edizioni Beatitudini) a una persona che accompagnava: «Perseverate senza stancarvi nel lavoro di unione con Dio. Come? Morendo a voi stessa, purificando la vostra vita interiore, coltivando l’umiltà, la mitezza, la pazienza e l’abnegazione, dimenticandovi generosamente di voi stessa, affidandovi senza riserve. Cantate la volontà divina in tutti i suoi dettagli che in ogni momento si presentano sul vostro cammino. Siate un’anima di fede che vede tutto in Dio, nella sua volontà e nel suo amore, aderendovi senza riserve con uno slancio incessante del cuore. In fin dei conti tutto sta nel vivere ogni santificazione e ogni virtù in questa vita di fede. Vedere Dio in tutto, Dio e il suo amore infinito, finanche nel granello di polvere che calpestiamo, nel capello che cade, nella foglia che si muove. E rispondere a questo amore del nostro Dio con l’adesione e l’amore del nostro cuore. Essere gioiosa e contenta di tutto, perché tutto è di Dio, tutto è Dio. Fate di tutto ciò il principio fondamentale della vostra vita spirituale, la vera molla sulla quale tutto si appoggia. Avanzerete con sicurezza, rapidità, gioia e fecondità soprannaturale.»

Sulla questione dell’unione con Dio vi sarebbero altri aspetti da sviluppare. Sappiamo ad esempio che Teresa d’Ávila si appoggia sul mistero dell’Incarnazione e che l’unione con Dio si realizza attraverso una comunione d’amore con l’umanità di Gesù. Per Grignion de Montfort, Maria riveste un ruolo essenziale nel condurci a Dio perché rappresenta «un pendio molto dolce sul quale tutto scende verso Nostro Signore». Questi aspetti saranno sicuramente oggetto di altri numeri di «Il est là!».

Per concludere lasciamoci ancora incoraggiare e stimolare da questo bel testo di padre Vayssière: «L’anima che prega, indipendentemente dalla sua miseria, è sempre realmente in cammino verso Dio. E le miserie che sembrano ritardare il suo cammino, di fatto non fanno altro che renderlo più veloce. Non è il sentimento che abbiamo di Dio che ci unisce a lui, ma piuttosto il sentimento della nostra miseria e, in questa miseria, la fiducia che ci solleva e ci fa camminare nonostante tutto. Riprendete quindi con umiltà gli esercizi quotidiani. Camminate di continuo in questa umiltà, nel sentimento concreto di non essere nulla e di non potere nulla di buono, ma nel contempo in una fiducia senza limiti nell’infinita misericordia del nostro Padre celeste.»

 

La citazione … «Ciò che Dio vuole è trasformarci in dei mediante partecipazione, come Lui è Dio per natura. Lo stesso fa il fuoco che trasforma tutto in sé stesso.» San Giovannni della Croce

 

Per approfondire…

Soltanto per oggi:

A che punto è il mio desiderio di unirmi a Dio? Rappresenta ancora la priorità fondamentale della mia vita e che mi appassiona? Si è affievolito nel corso degli anni? E se sì per quale motivo: disillusione, scoraggiamento, perdita di speranza per l’esperienza delle mie povertà? Oppure ho orientato troppo il mio desiderio verso altre cose che non siano Dio? Cosa posso fare concretamente per risvegliare e mantenere vivo questo desiderio? Sono domande che potrebbero essere successivamente oggetto di uno scambio con il mio accompagnatore.

Libri:

  • Consentir à l’amour – lettres choisies du père Marie-Étienne Vayssière, edizioni Beatitudini. Spiega come la vera unione con Dio passa attraverso l’accettazione della propria povertà radicale. Insiste anche sul ruolo di Maria.
  • Cantico spirituale A, strofe 38 e 39, San Giovanni della Croce. Testo stupendo che descrive l’uguaglianza d’amore fra l’anima e Dio nella trasformazione d’amore. – … e ovviamente il nostro Libro di vita…

Ce n’è abbastanza risvegliare il nostro desiderio!

 

* Il Libro comunitario di vita è il testo fondante della spiritualità della Comunità. Puoi scaricarlo qui o ordinarlo da Editions des Béatitudes.

Oraison

Ces articles sur la vie d'oraison sont extraits du bulletin mensuel "Il est là !" publié à l'usage des membres de la Communauté des Béatitudes et de leurs amis. Il est rédigé par un collectif de laïcs, prêtres, frères et sœurs consacrés, membres de la Communauté, avec le désir de stimuler la vie de prière, essentielle à la vocation aux Béatitudes comme à toute vie chrétienne authentique... C'est pourquoi nous sommes heureux de vous partager ces contenus simples.

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