La Comunità si rifà spesso alla tradizione del Carmelo, in particolare nell’ambito della preghiera contemplativa. Ma questo cosa significa? In che cosa è importante questo riferimento per il mondo attuale? Senza essere esaustivi, si possono proporre i seguenti punti in comune fra la nostra Comunità e la tradizione carmelitana. Molti saranno ripresi e sviluppati in altri numeri di «Il est là!»».
La fedeltà alla preghiera contemplativa: la ragione principale per la quale il Carmelo è per noi un riferimento è l’insistenza sulla preghiera contemplativa come strumento fondamentale di unione con Dio e di trasformazione interiore. Ne abbiamo parlato ampiamente nei numeri precedenti…
La dimensione mariana. Fin dall’inizio della sua storia in Terra Santa alla fine del 12º secolo, l’ordine dei «fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo» (eredi spirituali del profeta Elia, figura importante anche per noi) è stato consapevole di avere un legame speciale con la Vergine e di beneficiare della sua particolare protezione. Ephraim ci ha detto spesso che «la Comunità appartiene alla Santa Vergine». Ciò è per noi fonte di grande speranza…
La dimensione nuziale della spiritualità cristiana. Più di altre tradizioni religiose, il Carmelo evidenzia fortemente la dimensione nuziale della vita cristiana: ogni anima è chiamata a lasciarsi sposare da Dio. È un tema fondamentale che attraversa tutta la Scrittura: «Il tuo sposo sarà il tuo Creatore!». Anche se riusciamo a gustare soltanto alcune primizie e anche se la vita quaggiù è più un’attesa che non un possesso dello Sposo, è bello sapere che il fine della nostra umile fedeltà alla preghiera sta in questa unione amorosa con Dio, di cui le nozze rappresentano l’immagine più bella.
La centralità dell’umanità di Gesù come luogo di incontro con la pienezza del mistero di Dio è un elemento importante del pensiero di Teresa d’Ávila. Teresa d’Ávila ha reagito contro alcune correnti mistiche della sua epoca, secondo le quali, a un certo stadio della vita spirituale, l’umanità di Gesù non avrebbe più posto nell’unione dell’uomo con Dio, poiché la realtà materiale e sensibile andrebbe superata…
La fondatrice ci mette in guardia da ogni forma di spiritualità un po’ astratta che emargina la componente umana della persona di Gesù. Ella si inserisce sempre nella logica molto attuale dell’Incarnazione. La tentazione della «disincarnazione», di rifiuto o di superamento della condizione umana è attualmente assai forte. Senza il realismo dell’Incarnazione non vi è vera unione con Dio… Si cadrebbe in un certo orgoglio o nell’illusione di voler prendere un’altra via verso Dio che non sia il Cristo, Via Verità e Vita, e di incontrare Dio rifiutando o fuggendo la nostra condizione umana e i suoi limiti.
Facciamo notare anche il valore apostolico della vita contemplativa. Ciò che ha spinto fortemente Teresa d’Ávila a riformare il Carmelo sono le sofferenze della Chiesa dell’epoca: guerre di religione in Europa, scoperta di nuovi popoli pagani in America… La preghiera contemplativa rappresenta per lei un mezzo per unirsi a Dio ma anche un mezzo per rispondere alle necessità dell’epoca. Come sappiamo, questa intenzione apostolica è altrettanto presente in Teresa di Lisieux.
Conosciamo le parole di Teresa d’Ávila al momento della morte: «Sono figlia della Chiesa». Condividiamo questo attaccamento alla Chiesa. Riconosciamo tutto ciò che abbiamo ricevuto da essa e siamo consapevoli che un’autentica vita spirituale è possibile soltanto se inserita nella Chiesa e al servizio di quest’ultima. La Comunità non esiste per sé stessa, ma per la Chiesa.
Che cosa ci dice San Giovanni della Croce? Pur essendo il miglior cantore dell’amore nuziale fra l’anima e Dio, ci invita ad accogliere la Croce come il luogo più profondo di comunione con il Cristo e di trasformazione interiore.
Un altro aspetto importante del suo insegnamento è l’invito ad accettare la povertà nella preghiera (anche se non sono proprio le sue parole, egli parla piuttosto di «notte»). La preghiera contemplativa non è fondata essenzialmente sull’attività dell’intelligenza, della sensibilità, dell’immaginazione, ma piuttosto sull’esercizio della fede, della speranza e dell’amore, ciò che implica l’accettazione di una certa oscurità e di una certa povertà. Ciò che ci mette veramente in contatto con Dio non sono le esperienze sensibili, né le immagini o conoscenze particolari (Dio è ben aldilà di tutto ciò), ma la semplicità della fede, la fermezza della speranza, la purezza dell’amore. Questo implica accettare una certa povertà, una certa forma di «notte»: credere significa accettare di non vedere; sperare significa accettare di non possedere nulla; amare significa dimenticare sé stessi… Questa notte non è comoda, ma ci protegge. La meditazione (riflettere su un mistero, applicando i sensi, utilizzando l’immaginazione ecc.) è necessaria e buona in certi momenti, poiché abbiamo bisogno di alimentare la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carità, ma non può essere la modalità usuale di vivere la preghiera contemplativa quotidiana a lungo termine. La preghiera deve tendere alla semplicità e diventare sempre più ricettiva e sempre meno attiva: un atto di fede semplice e povero, un atteggiamento di umiltà e di speranza, un’accoglienza fiduciosa dell’amore che Dio ci offre e un abbandono totale a questo amore, senza cercare continuamente di sentirlo o di capirlo…
Questo cammino nella nudità della fede, della speranza e dell’amore è importante nel mondo di oggi. Da un lato perché abbiamo bisogno di semplicità in una vita spesso molto ingombrata e complicata. Dall’altro, perché siamo sommersi da sensazioni, informazioni e immagini, troppo avidi di possedere, troppo spinti a cercare sicurezze, successi o soddisfazioni umane, anche nella vita spirituale. Questa preghiera povera ci purifica da tutto ciò e ci allontana da tutto ciò che non è Dio, ma è soltanto un mezzo verso di lui.
Un altro tema della tradizione carmelitana è la scoperta della presenza di Dio in sé stessi. A questo proposito ci sono passaggi molto belli in Teresa d’Ávila, Giovanni della Croce e, ovviamente, in Elisabetta della Trinità, riguardanti in particolare la questione del raccoglimento e dell’interiorità. È un soggetto molto ricco, sul quale torneremo, poiché assolutamente cruciale…
Un motivo fondamentale del nostro attaccamento al Carmelo è ovviamente la piccola via di Teresa di Lisieux, che è senza dubbio la migliore interprete di Giovanni della Croce per noi oggi e la descrizione più chiara del cammino di santità che siamo invitati a percorrere e che si riassume così: «Basta riconoscere il proprio nulla e abbandonarsi come un bimbo nelle braccia del Buon Dio.» (Lettera 226)
La Citazione
«Conosco una sorgente che zampilla e fluisce, ma è nel profondo della notte. Vedo e contemplo questa sorgente d’acqua viva, oggetto dei miei desideri, in questo vero pane di Vita, ma è nel profondo della notte.» San Giovanni della Croce
«Anche noi dunque, circondati da una così grande moltitudine di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti» (Eb. 12,1) Per me l’aspetto più importante nella tradizione del Carmelo attualmente è la formazione alla libertà spirituale in «una così grande moltitudine di testimoni» – Teresa, Giovanni, Elisabetta e tanti altri – contempliamo in effetti che cosa sia la libertà, gli sconfinati orizzonti ai quali siamo chiamati. Ma la libertà si riceve. Al Carmelo riceviamo una saggezza che libera il nostro cuore delle sue ristrettezze, da tutto ciò che in esso non è amore. Inoltre, il cammino verso la libertà è arduo e al Carmelo troviamo amici che ci permettono di percorrerlo con perseveranza. Allora, in tal modo accolto, il Carmelo diventa uno degli strumenti di cui Dio si serve per scrivere in noi il nome nuovo che sarà il nostro per l’eternità (cfr. Ap 2,17).
Frère Marie-Laurent Huet, o.c.d. |
Per approfondire…Soltanto per oggi:
Libri
… e naturalmente il nostro Libro di vita… |
Il Libro di Vita è il testo fondamentale della spiritualità della Comunità. Puoi scaricarlo qui in francese o ordinarlo da Editions des Béatitudes. La versione in italiano verrà pubblicato prossimamente.