«Nell’orario delle giornate, si consacrerà un tempo sufficiente alla lectio divina, per lasciarsi illuminare, nutrire e formare dalla parola di Dio.» (SG n° 34)
Di estrazione protestante, i nostri fondatori ci hanno trasmesso l’amore per la Parola fin dagli esordi della Comunità. L’ascoltiamo e la cantiamo durante la Messa, gli uffici e le nostre serate di preghiera. In maniera incisiva una Parola chiesta al Signore e ricevuta durante i vespri ci accompagnava (o ci accompagna ancora) nel nostro vissuto quotidiano. Che senso ha allora la Lectio divina e che cosa ci offre di più?
Ascoltiamo innanzitutto una risposta di Benedetto XVI a queste domande: «vorrei innanzitutto evocare e raccomandare l’antica tradizione della Lectio divina: l’assidua lettura della Sacra scrittura, accompagnata dalla preghiera, instaura il dialogo intimo nel quale, leggendo, si ascolta Dio che parla, e, pregando, Gli si risponde con un’apertura fiduciosa. Se promossa efficacemente questa pratica apporterà alla Chiesa, ne sono convinto, una nuova primavera spirituale.» Chi non auspicherebbe questa «primavera» per sé stesso e per tutti?
Diamo ora un’occhiata ai frutti della Lectio indicati nei nostri Statuti (n° 34).
Una luce
Nella Lectio siamo in prolungato contatto con Colui che si presenta come «luce del mondo.» In un ascolto attento, interrogando la Parola ricevuta, pregando a partire da quest’ultima impariamo a conoscere meglio il cuore del nostro Dio, così come Egli vuole rivelarcelo. A poco a poco abbiamo anche accesso a una conoscenza più profonda di noi stessi e del cuore umano.
La Parola, accolta più profondamente nella Lectio, farà luce sui nostri pensieri e sul nostro comportamento quotidiano. Nelle piccole e grandi scelte che dobbiamo operare Essa ci aiuterà a comportarci da «figli della luce». Diventerà sempre più «lampada sui nostri passi».
«Vivente, efficace e incisiva», Essa ci aiuterà a discernere in noi fra ciò che è degno di un discepolo di Gesù e ciò che non lo è.
Un nutrimento
Molto spesso la Parola di Dio è stata paragonata a un nutrimento vitale per l’uomo. Citando una parola rivolta a Israele nel deserto (cfr. Dt 8, 3), Gesù lo esprime chiaramente durante il suo combattimento nel deserto: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4, 4). Gli autori antichi parlano di «rimasticare» e di «ruminare» la Parola; si usa anche il termine di «manducazione». Questo significa prendersi il tempo di ripetere, di pasteggiare a lungo un certo versetto nella nostra bocca, per farlo scendere nella nostra memoria e nel nostro cuore: ne uscirà arricchito e trasformato.
San Bernardo sottolinea la «dilettazione» di questa operazione: «Rumino queste cose soavemente, l’intero mio essere si riempie di gioia, tutto in me si sazia, dal mio corpo scaturisce la lode.» Questo presuppone che ci s’installi per un certo tempo nella meditazione della Parola: almeno la durata di un vero pasto!
Nella Lectio questa «discesa» della Parola nel nostro cuore ci conduce alla preghiera e a un incontro con il Signore: Essa può quindi anche nutrire il nostro tempo d’adorazione quando la contemplazione non ci è data spontaneamente.
Un rinnovamento
Come l’intera Bibbia ci mostra, la Parola di Dio è creatrice «perché tu hai detto e tutte le cose furono fatte» (Gdt. 16, 14). Gesù, Verbo fatto carne, con una sola e breve Parola fa uscire Lazzaro, morto da quattro giorni, dalla sua tomba. Una sola delle sue parole, accolta con fede e un’attenzione piena, sarebbe sicuramente sufficiente a risollevarci e a ricrearci.
Sappiamo bene che, nella molteplicità delle parole che sentiamo e pronunciamo, sentire una sola volta: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce!» Non è generalmente sufficiente affinché questa parola ci raggiunga e possa darci tutta la «vita» nascosta in essa. Abbiamo bisogno di rallentare il nostro abituale ritmo di lettura per accoglierla nel nostro cuore come un piccolo «seme» di vita. Dobbiamo concedergli tempo, meditarla, interrogarla, lasciare che diventi preghiera affinché essa metta radici profonde nella nostra memoria e poi nel nostro comportamento. Occorre anche vegliare affinché «i rovi e le spine» non la soffochino e non le impediscano di maturare…
Riservandole ogni giorno uno spazio sufficiente, ci accorgiamo che la Parola ci lavora continuamente – dolcemente e a volte vigorosamente – e ci restituisce a poco a poco il nostro vero volto di figli e figlie del Padre.
La meditazione ha quindi il potere di rinnovare il nostro cuore, come lo esprime bene padre Matta El Maskîne in L’esperienza di Dio nella vita di preghiera: «Si constata che la perseveranza del cuore nella meditazione delle Scritture si traduce sempre con un’infusione di vera vita nel cuore; poiché la Parola di Dio, come l’ha definita il Signore, è Spirito e Vita (…) La meditazione della Legge di Dio mantiene il cuore vivo, riscaldato al fuoco della Parola divina; poiché la meditazione ingloba fondamentalmente l’approfondimento permanente dello spirito delle Scritture, e la ricerca delle verità nascoste dietro il comandamento. Ciò ha come effetto di rinnovare sempre i pensieri dell’uomo, di affinare la sua sensibilità, di renderla più evangelica e di conferirgli un comportamento più malleabile e agile, aperto in maniera positiva a tutte le possibilità.»
Perseverando nella Lectio, riceveremo anche altri tesori: «Nei libri sacri, infatti, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con essi; nella parola di Dio poi è insita tanta efficacia e potenza, da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa la solidità della loro fede, il nutrimento dell’anima, la sorgente pura e perenne della vita spirituale.» (Dei Verbum n° 21)
Nel prossimo «Il est là!», tratteremo la seguente domanda: «Come fare Lectio?»
La citazione
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.» Gesù (Gv. 14, 23)
Per approfondire…Soltanto per oggi
Libri:
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Il “Libro di Vita” è il testo fondamentale della spiritualità della Comunità. Puoi scaricarlo in francese qui o ordinarlo da Editions des Béatitudes. La versione in italiano verrà pubblicata prossimamente.
Apoftegma
Qualcuno domandò ad Abba Abraham di copiargli il salmo 33. Egli si accontentò di copiare il versetto 15: «Sta’ lontano dal male e fa’ il bene, cerca e persegui la pace.» Dicendo al fratello: «Prima metti in pratica questo e poi te ne scriverò di più». Anonimo del 4º secolo